venerdì 25 gennaio 2013

Da Editoriaraba Suad Amiry: l’ironia come strumento per sopravvivere


Suad Amiry – scrittrice e architetto palestinese – è stata ospite recentemente dell’Università Cà Foscari di Venezia, invitata dalla Professoressa Bartuli, del Master MIM (Mediazione InterMediterranea).
Su editoriaraba il video integrale dell’intervento di Suad Amiry: dura poco più di un’ora ed  è in inglese.
Ne emerge il ritratto dell’autrice di Sharon e mia suocera: una donna intelligente, brillante ed incredibilmente ironica e spiritosa. Senza peli sulla lingua e dotata di una mimica facciale e una gestualità corporea da far invidia agli attori più affermati, Suad Amiry ha raccontato la sua storia, dalla nascita in una famiglia di rifugiati, a come si è ritrovata a diventare scrittrice durante l’occupazione israeliana di Ramallah, la sua città, in cui oltre a soffrire per la presenza dei militari, ha dovuto sopportare “l’occupazione domestica” dell’anziana suocera, venuta a casa del figlio per stare più al sicuro. 
Il “frutto” di questa doppia occupazione sono state le email confidenziali che Suad Amiry scriveva la sera agli amici, per sfogarsi della presenza ingombrante della suocera. Email che poi, come per magia, si sono trasformate in una telefonata ricevuta dall’editore Feltrinelli (che ad oggi ha pubblicato tutti e quattro i libri dell’autrice): “Feltrinelli, e chi è?”, ha raccontato ridendo l’autrice, “pensavo fosse il nome di un Paese lontano, dell’Africa o dell’Asia!”. 
Ed è proprio questa naturale ironia che traspare nei suoi libri. L’ironia, dice, è l’unico strumento che noi palestinesi abbiamo per proteggerci e per sopravvivere al dualismo asfissiante che ci soffoca, quello che contrappone i due unici veri poli del discorso israelo-palestinese: l’occupante e l’occupato.
Suad Amiry ha anche rivelato che entro l’anno uscirà il suo quinto libro, che si intitolerà "Golda slept here" (Golda ha dormito qui), in riferimento alla premier israeliana Golda Meir. Il focus del nuovo libro è il concetto di casa e il rapporto che gli uomini creano con le proprio case: il luogo di svolgimento la Palestina del 1948, quando centinaia di migliaia di persone furono costrette ad abbandonare le proprie case, portando con loro solo pochi oggetti, memorie e ricordi di una vita che non sarebbe mai più tornata. 

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