lunedì 21 gennaio 2013

Editoriaraba La top ten dell'arabista


Oggi la classifica di Barbara Benini, Traduttrice dall’arabo dei due romanzi egiziani contemporanei: "Rogers e la Via del drago divorato dal sole", di Ahmed Nagi (edizioni Il Sirente, 2010) e di "Al di là della città", di Gamal al-Ghitani (edizioni Lavoro, 1999). 

1) "Ho visto Ramallah", Murid El Barghuti, tradotto da Monica Ruocco: a metà tra il reportage, il diario e il romanzo, toccante. 

2) "L’epopea dei Harafish", Naghib Mahfuz, tradotto da Clelia Sarnelli Cerqua: mi ha ricordato moltissimo, mutatis mutandis, il fenomeno dei clan mafiosi in Italia, l’onore, l’omertà, la famiglia, il controllo, il potere. Per chi conosce l’arabo egiziano, vale anche la visione dell’omonimo film, per la regia di Ali Badrakhan, con Mahmoud Abd El Aziz nella parte di Farag e Yousra in quella della conturbante Malak.

3) "Rogers e la Via del drago divorato dal sole", Ahmed Nagi, tradotto da Barbara Benini: a oggi unico nel suo genere, ritenuto dalla traduttrice pura avanguardia letteraria, un non luogo dove musica, cinema, letteratura, vengono sapientemente rimescolate in un enorme calderone di parole, creatività, sogni e utopie, è un manga senza disegni, un anime privo di immagini e soprattutto è nato sul web, coi contributi dei lettori del blog di Nagi.

4) "Essere Abbas El Abd", Ahmed El Aidy, tradotto da Carmine Cartolano: è una ventata di nuovo, in uno stile fuori dai canoni, un intreccio molto singolare per un’opera figlia del ventunesimo secolo. Un romanzo che ha lasciato il segno in Egitto e che purtroppo il pubblico italiano non ha saputo apprezzare.

5) "Metro", Magdy El Shafee, tradotto da Ernesto Pagano: è la prima graphic novel egiziana, i disegni di Magdy sono veramente belli, vivi, un'immersione della città de' al-Cairo a correre su e giù per le scale e i tunnel della metropolitana, insieme alla gente normale, agli egiziani.

6) "La terrazza proibita", Fatima Mernissi, tradotto R. R. D’Acquarica: descrive il passaggio dalla tradizione alla modernità, attraverso gli effetti che ha avuto sulle donne della casa della scrittrice e protagonista. È un vivido affresco di interno marocchino, privo dell’esotismo occidentale dei pittori orientalisti, un soggiorno nello haramlik come doveva veramente essere, un luogo di solidarietà e discussione, un rifugio, una casa delle donne.

7) "La commissione", Sonallah Ibrahim, tradotto da Paola Viviani: una sensazione di soffocamento, di pareti che ti si stringono addosso e il finale splatter è a dir poco lisergico! 

8) "Il pane nudo", Mohamed Choukry, tradotto da Mario Fortunato: è stato un libro molto toccante, "una lettura - ci racconta la redattrice della classifica - cui sono pervenuta tramite la biografia di Jean Genet, e secondo me, non a torto molti critici fanno un paragone tra i due. Mi ha veramente scioccata scoprire qualche giorno fa che Galal Amin, Presidente della Commissione di Giudici del Booker di quest’anno, l’abbia definito un romanzo immorale!

9) "Zia Safia e il monastero", Baha Taher, tradotto da Giuseppe Margherita: perché non è da tutti narrare gli avvenimenti con gli occhi di un bambino, per giunta affrontando un tema difficile come i rapporti tra cristiani e musulmani nel Said egiziano.

10) "Se non fossi egiziano", ‘Ala Al Aswani, tradotto da Claudia La Barbera: perché credo - precisa la redattrice - che la creatività di Al Aswani si manifesti al meglio nei racconti, i suoi romanzi mi sembrano troppo “costruiti a tavolino”, scontati.

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