domenica 3 marzo 2013

Da Editoriaraba - Yasmina Khadra a Roma al FeFiFra

L’Africa, questa sconosciuta

È stato un incontro molto interessante quello che ha visto come ospite lo scrittore algerino Yasmina Khadra, mercoledì scorso a Roma. Chi si occupa di letteratura araba dall’Italia soffre di uno svantaggio non da poco rispetto a chi ama e/o si occupa della letteratura italiana o europea: gli incontri dal vivo con gli autori arabi sono rarissimi. Dopo lo scrittore algerino e Amin Malouf, la settimana prossima a Roma sarà ospite il marocchino Fouad Laroui, per presentare l’edizione italiana del suo romanzo, tradotto da Del Vecchio editore con il titolo "L’esteta radicale").
Yasmina Khadra per più di un’ora ha parlato alle oltre 100 persone presenti nell’auditorium del Centre Culturel Saint Louis de France di Roma, di come abbia cominciato a scrivere e perché, del suo ultimo libro, "L’equazione africana" e del perché dall’Africa venga oggi una delle più grandi lezioni per l’umanità intera.
“Sono uno scrittore come tutti gli altri perché la letteratura viene solo dal talento. Sono nato per scrivere, Dio mi ha creato per scrivere e questo ho nel sangue. Anche se purtroppo vengo da un Paese, l’Algeria, in cui il talento non è la priorità”.
Nato nel Sahara algerino, il futuro scrittore viene iscritto alla scuola militare dal padre alla tenera età di 9 anni. L’esercito, ovvero “la grande muta”, in cui l’autore e i suoi fratelli e cugini venivano trattati come adulti e non come bambini, diventa per Yasmina Khadra la prima palestra in cui esercitare le sue innate doti di narratore. “Dovevo inventarmi un mondo per poter sopravvivere, per poter recuperare ciò che avevo in parte perso durante l’infanzia”, ha raccontato.
Ma, naturalmente, l’esercito non poteva tollerare l’idea di avere nei propri ranghi uno scrittore, che per questo venne punito in ogni modo pur di impedirgli di scrivere. Dopo l’ennesimo boicottaggio (era stato mandato a duemila chilometri a sud di Algeri), un aiuto insperato gli venne dalla moglie che, un giorno, visto quanto fosse infelice perché aveva alla fine deciso di abbandonare la scrittura, gli propose di adottare uno pseudonimo: il suo nome.
“Tu mi hai dato il tuo nome per la vita, io ti do il mio per la posterità” – gli disse sua moglie.
“Sono molto fiero di portare il suo nome, perché per me è l’unico modo di essere un uomo” – ci ha detto lui.
Ed è così che Mohammed Moulessehoul è diventato Yasmina Khadra.
"L’equazione africana" è il suo ultimo libro pubblicato: ambientato tra il Sudan e la Somalia, è un viaggio nel cuore più profondo dell’Africa orientale. Per il suo autore è un “romanzo antidepressivo”, un omaggio alla vita e alla gioia di vivere, come potete ascoltare nel video che segue.
Fa parte di quel segmento della sua narrativa che guarda oltre i confini dell’Algeria: da Kabul all’Iraq, l’inventiva di Yasmina Khadra non ha disdegnato alcuna parte del mondo perché “noi maghrebini africani siamo eclettici”. E perché “In quanto algerino io ero già aperto verso il mondo”. E ancora: “Io mi sento un cittadino del mondo. Vivendo in Europa capisco tutto ciò che qui succede. Mentre voi non sapete nulla di noi, assolutamente nulla”.
Yasmina Khadra scrive del mondo intero perché l’umanità è la stessa dovunque, il linguaggio è lo stesso in ogni dove. E lo scrittore viaggia, perché l’uomo, questo linguaggio del viaggio, riesce a interiorizzarlo e a capirlo. E anche perché la letteratura, che per lui ha il compito di “meravigliare”, è ciò che distingue l’uomo dall’animale.
Non risparmia le critiche all’Occidente e al mondo di oggi anche quando afferma che in Africa esistono degli autori meravigliosi e degli artisti incredibili che nessuno conosce, perché oggi ormai “non c’è più alcuna forma di curiosità salvifica verso il mondo”. Per questo Khadra spera che il suo lavoro aiuti i lettori ad aprire gli occhi e la mente anche sulla produzione artistica degli scrittori africani, perché il nostro dovere in quanto esseri umani è quello di “andare verso gli altri”. Lui d’altronde sembra inarrestabile anche quando afferma, in una dichiarazione d’amore nei confronti di tutta l’umanità: “Io vado avanti perché amo la gente”.
Infine, il nostro non risparmia una piccola critica, ma comunque affettuosa, verso il pubblico italiano che lo “snobba”, a differenza della Francia dove ha venduto milioni di copie, e che dovrebbe imparare il francese (nel parlare era aiutato da una bravissima e simpatica interprete) che è la lingua più bella del mondo. Naturalmente dopo l’arabo.

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