lunedì 15 aprile 2013

Editoriaraba - La poesia di Adonis, tra identità e metamorfosi a Venezia


Il grande poeta siriano Adonis ha inaugurato la VI edizione del Festival Internazionale di Letteratura di Venezia "Incroci di civiltà" che si è concluso il 13 aprile. Lorenzo Tel era all’Auditorium Santa Margherita di Venezia, dove si è svolto un suggestivo spettacolo di suoni, immagini e musica, scanditi dai versi e dalla parola del poeta, e queste sono le sue riflessioni. 

di Lorenzo Tel*

Con la cerimonia inaugurale di mercoledì 10 aprile all’Auditorium Santa Margherita, presso il medesimo campo a Venezia, il poeta siriano Adonis, la performance di Marco Nereo Rotelli e la consegna del Premio Bauer Ca’ Foscari, è iniziata la sesta edizione di Incroci di civiltà 2013, Festival internazionale di letteratura a Venezia che ha accolto ventidue scrittori, provenienti da diciotto paesi, dall’Europa all’Africa, dal Vicino ed Estremo Oriente all’America Latina. 
Adonis, Michael Ondaatje, Amitav Ghosh, Amélie Nothomb, Edmund de Waal sono alcuni dei protagonisti del fitto programma del Festival, promosso da Università Ca’ Foscari Venezia, Cafoscari letteratura e dal Comune di Venezia, Assessorato alle Attività e Produzioni Culturali, con la partnership di Veneto Banca, The BAUER’S Venezia, AVA Associazione Veneziana Albergatori e Fondazione Musei Civici.  
All’appuntamento inaugurale sono intervenuti il Rettore Carlo Carraro, il Sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, l’Assessore alle Attività Culturali, Tiziana Agostini e la Direttrice del Festival, Pia Masiero. 
E' stata la volta della consegna del Premio Bauer Ca’ Foscari al poeta Adonis per il quale 'il soggetto non può dirsi senza l’altro': l’io suppone sempre un altro e senza l’altro, l’io non si regge in piedi. Il poeta ha poi sottolineato la presenza di legami profondi tra Venezia e Damasco, legami storici di amicizia, di commerci e anche di incomprensioni; legami profondi, comunque, che lo hanno condotto ad accettare l’invito a venire nella città lagunare.
La performance “Identità e metamorfosi”, un progetto originale dell’artista Marco Nereo Rotelli, ha visto come protagonista proprio Adonis, il grande poeta capace di articolare con leggerezza ed intensità la profondità dei sentimenti umani e le sfide del nostro tempo globalizzato. Identità e metamorfosi sono, infatti, i fili conduttori della poesia di Adonis e sono stati al centro del suo poetare durante la serata inaugurale.
È stato come un viaggio evocativo tra Venezia, con al centro la sua Basilica, Damasco, la città odorosa di gelsomino, e il Libano, luogo di transito e di identificazione, di passaggio e di stazione. È una continua ricerca di senso, che travalica l’appartenenza culturale e va verso l’uomo. Adonis parla all’uomo, primariamente al suo orecchio, poi al suo cuore, poi al suo raziocinio. 
Lo fa, Adonis, conscio di usare una parola fragile e potente, passeggera e penetrante. Egli usa una parola fina come carta velina, ma dotata di un pondus originato dal proprio sangue, da quanto attraversato per portare l’uomo a un avanzamento, non a un progresso, poiché la parola poetica è un salto nel vuoto, è un confrontarsi con il buio che fa scaturire sempre e comunque una parole inedita. Parola come scaturigine di luce, anche se lascia paradossalmente il poeta nel buio.
La poesia per Adonis è un viaggio nel tempo dell’uomo che cerca di comprendere le metamorfosi dell’identità. È una trasformazione perpetua declinata nell’immagine di un itinerario da oriente a occidente e viceversa, un viaggio per mare, con il tempo e con il vento; un viaggio che si riflette nello specchio dell’anima. È un viaggio d’amore e con amore tra le città del bacino mediterraneo, che sono luoghi di incontri, luoghi di un percorso che va al di là di ogni percorso.
La parola diventa una terra ove abitare, una musica che affascina e scandisce le tappe: Venezia, Damasco, Beirut, Napoli, Granada… In ogni città incontriamo forme e saperi per comprendere il nostro esserci e il senso del nostro essere.
Alcuni passaggi per me evocativi:
«A Venezia non imparerai nulla che tu non abbia già imparato nelle altre città d’Europa. Venezia, Europa, un volto che legge solo se stesso… »
«…Marco, ci chiamano stranieri, come se la terra non fosse stata una volta straniera…»
«…le barche sono le ultime a sapere; i marinai sono gli ultimi a confessare…»
«…Dico a te, quello che dico a me stesso: Trasmigra nel tempo, lanciati sui vaporetti per sapere come vivere e come morire… ondeggiando».
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*Lorenzo Tel, 36 anni, BA in teologia nel 2004 e laurea triennale in Lingue e Culture del Mediterraneo e del Medio Oriente nel 2011 presso università Ca’ Foscari – Venezia. Prossimo alla laurea magistrale in Lingue e Civiltà dell’Asia e dell’Africa Mediterranea presso la medesima università. Deciso a passare i prossimi dieci anni di vita in paesi arabi.

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