mercoledì 23 ottobre 2013

"Bisogna parlarne. Anoressia, malattia sociale" - Resoconto di quanto emerso nell’incontro del 16 ottobre 2013 a Milano, Palazzo Marino


2,2 milioni le ragazze che in Italia soffrono di un disturbo alimentare psicotico. 
A Milano sportelli di ascolto in 40 Istituti intercettano 1.500 ragazzi ogni anno. 
La tendenza non è in calo, mentre crescono anche le forme di autolesionismo.

Si è tenuto il 16 ottobre scorso a Palazzo Marino l'incontro sul tema dell'anoressia come malattia sociale, dal titolo "Bisogna Parlarne" e sullo spunto della storia di vita raccontata da Serena Libertà nel libro "Anoressia delle Passioni" (Albeggi Edizioni). L'incontro è stato moderato dalla giornalista Ilaria Guidantoni e ha visto la partecipazione di operatori del settore, medici, cittadini interessati al tema e ragazzi.

Pierfrancesco Majorino, Assessore alle politiche sociali e alla cultura della salute del Comune di Milano, ha dichiarato che nell'ambito del piano di sviluppo sul welfare del comune di Milano è stata forte la volontà di mettere al centro dell'azione la persona. L’obiettivo del Comune di Milano è proprio un'alleanza tra soggetti per la promozione della persona. L'Assessore ha ricordato che i dati sono sconcertanti: sono oltre 2,2 milioni le ragazze che soffrono di un disturbo alimentare. Questa realtà obbliga a una riflessione condivisa per capire le direzioni verso le quali muovere gli sforzi.

Stefano Tavilla, Presidente dell'Associazione Mi Nutro di Vita e testimone di una storia personale drammatica (ha perso una figlia a causa di questa malattia) è molto impegnato in attività di prevenzione, soprattutto nelle scuole, e in azioni volte a creare una nuova cultura sui disturbi alimentari. Le famiglie che si trovano immerse in queste tragedie si sentono sole e in colpa. La Giornata nazionale che l'associazione promuove per il 15 marzo di ogni anno serve proprio a far sentire le famiglie meno sole e ad aiutare la creazione di una rete di assistenza e di solidarietà.

Rocco Cardamone, presidente AIPA e psicologo dell'associazione Mi Nutro di Vita ha infatti ricordato che la maggior parte delle ragazze anoressiche sconta un pregiudizio, si sentono etichettate. Hanno bisogno di ascolto, prima di ogni altra cosa. 

Un bisogno che Serena Libertà, autrice del libro che ha dato spunto all'incontro, mette al centro di ogni forma di assistenza e di cura. Le cure farmaceutiche possono servire per non sprofondare, sostiene l'autrice, o a risolvere i problemi fisici connessi con la malattia, ma bisogna stare attenti a non anestetizzare chi si sente già anestetizzata. L'anoressia crea nelle persone un distacco dal mondo, con il corpo scollegato dalle emozioni e con una forma di isolamento che va combattuta, non accentuata. L'approccio peraltro non può essere unico, la cura non può essere una sola. La parte spirituale è fondamentale, sostiene l'autrice: bisogna imparare a perdonare sé stessi, per il male che ci si auto infligge, e gli altri, per le mancanze, o le assenze di cui ci si sente vittima.

Domenico Cosenza, psicoterapeuta, Presidente della FIDA-Milano e Presidente dell’Associazione Kliné, ha sottolineato come le famiglie possono avere difficoltà ad interpretare i bisogni dei propri figli ed è su questo che vanno aiutate. Serve tempo, ascolto, apertura, tutti ingredienti che si trovano sempre più raramente nelle famiglie italiane e che spesso le singole persone fanno fatica a ritrovare in sé stesse. 

E' diventato un problema di stile di vita, individuale e collettivo: come non pensare, per esempio - come ha ricordato Stefano Erzegovesi, neuropsichiatra nutrizionista - all'impatto che l'approccio dell'industria alimentare moderna e della relativa pubblicità – estrema facilità e velocità nel consumare il cibo, grande gratificazione aromatica ed estetica dei cibi - ha nei confronti dello stile di vita alimentare e sociale della famiglia rispetto al passato? 

Un tema, quello dei messaggi pubblicitari (ad esempio sull'uso dell'immagine della donna) molto sentito dall'Assessore Majorino. E proprio lui, con l'attenzione dimostrata verso questo tema e con la disponibilità ad ospitare l'incontro proprio a Palazzo Marino, ha testimoniato la volontà di fare in modo efficace e coordinato, migliorando quello che già sembra essere un modello funzionante sul territorio. 

Aurelio Mosca, direttore del dipartimento ASSI ASL Milano ha infatti illustrato il servizio già attivo della rete dei consultori famiiari della ASL Milano, che conta tra i 250 e i 280 operatori e un'utenza complessiva di 40.000 persone all'anno. Il servizio è presente in oltre 40 istituti superiori di Milano con sportelli di ascolto nei quali gli operatori incontrano mediamente 1500 ragazzi per anno scolastico. Quello che si sta notando è che accanto ai disturbi alimentari, che non tendono a diminuire, stanno emergendo anche i comportamenti autolesivi (il tagliarsi con lamette e coltelli) con la deriva pericolosa rappresentata dall'emulazione. Il lavoro preventivo che a Milano si fa interviene sugli stili di vita e sulle "capacità" di vita, aiutando i ragazzi a gestire le emozioni e il disagio che deriva dall'incapacità di affrontarle e aiutando gli insegnanti a capire ed interpretare i segnali che vengono da questi ragazzi e a rapportarsi con loro e con le rispettive famiglie.

All’incontro sono intervenuti anche due rappresentanti della Comunità Nuovi Orizzonti, che hanno portato una testimonianza sull’importanza di un percorso spirituale, oltre che medico e psicologico, Riccardo Canova, Medico-psicoterapeuta della famiglia Ospedale Vizzolo Predabissi Melegnano e Giuseppe Vico, Università Cattolica, che ha firmato la prefazione del volume.

Nessun commento:

Posta un commento