lunedì 8 febbraio 2016

“L’arabo del futuro - Una giovinezza in Medio Oriente (1978-1984)” di Riad Sattouf

Scritto da   Lunedì, 25 Gennaio 2016 

“L’arabo del futuro - Una giovinezza in Medio Oriente (1978-1984)” di Riad Sattouf
Fauve d’or Angoulême 2015
Premio come miglior opera

Romanzo grafico, non semplice fumetto, dal tratto raffinato e veloce nel disegno, racconta la storia vera di un bambino biondo e della sua famiglia nella Libia di Gheddafi e nella Siria di Hafiz al-Asad, un bambino di una cosiddetta “coppia mista”, due persone che si sono scelte e si amano, due mondi che si annusano e restano separati: non è un confronta tra islam e cristianesimo ma tra la Francia da una parte, l’Europa ed un mondo più o meno libero dove almeno apparentemente è possibile fare ed essere quello che si desidera da una parte; la Libia e la Siria al tempo della dittatura e della guerra, ambienti sociali chiusi, retrogradi. Il mondo della mamma francese e della sua famiglia forse un po’ strampalata con una nonna che si risposa con un uomo, simpatico, che sembra un attore americano e quello del padre siriano, studente a Parigi ai tempi dell’incontro con la futura moglie, intellettuale, professore universitario che in fondo desidera trovare un posto di lavoro nel mondo “arabo” e tornare nella sua Siria, anche solo per sognare di costruirci una casa, almeno per le vacanze…nel luogo meno adatto per passare una vacanza. Il libro finisce proprio così sospeso, con un sogno del padre, la pazienza della moglie che lo segue, l’incredulità del bambino e del lettore che guarda il mondo con gli occhi del piccolo Riad, incredibilmente biondo, l’unico biondo in un mondo di mori, per cui tutti mettono le mani nei suoi capelli, sono attratti da lui ma in fondo lo considerano un ebreo, quindi un potenziale nemico, senza ragione, se non quella di una presunta appartenenza.
La penna di Sattouf, siriano nato in Francia nel 1978, è graffiante e ha la veste di una sceneggiatura, tutta dialogo senza commento. La riflessione è lasciata libera, nella testa del lettore, ma i dialoghi scarni e le espressioni dei volti tratteggiano in modo quasi materico profili, personalità e un mondo surreale che irrompe in una tranquilla famiglia. Serpeggia quasi una rabbia per l’impotenza di veder srotolare tanta violenza soprattutto nel mondo siriano che comincia nei bambini in un’educazione non sentimentale alla guerra e una chiusura che diventa miseria. I bambini giocano solo alla guerra, si sentono patrioti contro gli ebrei, uccidono un cane perché dall’islam è considerato una bestia impura. Ma il confronto – torno a ripetere – non è religioso – come fa notare lo stesso bambino perché il padre non ha mai praticato e non sembra particolarmente credente; è legato all’appartenenza ed è come se tornando nei luoghi dell’infanzia non si riuscisse più a mantenere la lucidità, là dove le emozioni, la nostalgia ci fanno tornare bambini, un po’ ingenui, come un uomo che pur essendo padre si fa coccolare dalla propria madre. Emerge un affresco di come una dittatura, i retaggi della colonizzazione, l’estremismo che serpeggia possono distruggere le coscienze collettive e perfino alterare i giochi dei bambini, con situazioni grottesche come i soldatini verdi (il verde è il colore sacro per l’islam) siriani, con pose plastiche, fiere e coraggiose e i soldatini ebrei che sono blu (il colore della vergogna nel Corano), alzano bandiera bianca, hanno sguardi furbi e quasi non riescono a tenersi in piedi. Per chi ha insorte questi ultimi la battaglia è già persa. La dittatura penetra sotto la pelle con il sistema del sospetto e della paura, della noia, dell’appiattimento della vita: niente informazioni, giornali e libri e tutto molto caro; un’economia distrutta, e un pensiero unico che permette solo una vita collettiva in squadra. La vita di coppia e l’intimità familiare sono avvilite. Quello che è incredibile è l’agilità della scrittura, ironica e spiazzante di fronte alle affermazioni del padre che sembrano quelle di un folle o di un idiota, tanto che nemmeno la moglie riesce a proferire verbo chiudendosi in se stessa. Una grande abilità di restituire un quadro drammatico attraverso gli occhi leggeri di un bambino che ama la mamma e la guarda con tenerezza, ogni giorno più stanca, ma nello stesso tempo vede nel padre il proprio eroe. In ogni caso un testo ricco di informazioni che scorgano con la nonchalance del vissuto quotidiano, quello che accade ad un bambino qualunque, una storia vera.
L’arabo del futuro
Una giovinezza in Medio Oriente (1978-1984)
di Riad Sattouf
Rizzoli Lizard
Collana LIZARD
Pubblicato nel 2014 da Allary Editions
Euro 20,00
Pagine 160
Articolo di Ilaria Guidantoni

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