sabato 25 febbraio 2012

Dieci lune


Uomini e spettri

AAVV
BAE EDIZIONI
Prefazione di Armando Rotondi, Direttore editoriale di Bel-Ami Edizioni
Introduzione di Alex Visani
Illustrazioni di Francesco Perchiazzi, Artista napoletano


“Dieci lune” è la raccolta di dieci racconti legati al mondo che in senso ampio definiamo horror. Fin dal titolo si annuncia l’ambiguità che questo genere racchiude, proprio come la luna, a mio parere, perché è l’immagine per eccellenza del femminile, romantico e puro, ispirazione di tanti poeti; ma è anche l’allegoria dell’inconscio oscuro, Lilith, la luna nera. Non sono due realtà ma due in una, due facce della stessa medaglia, contigue e ambigue proprio come uomini e spettri.
Lo spettro è il fantasma che, come ci racconta l’origine etimologica, è un’apparizione della fantasia, il morto che torna in una costante discontinuità di opposti che sono strettamente intrecciati e che si nutrono uno dell’altro: la vita e la morte.
Lo spettro è anche l’altro da sé che è allo stesso tempo la parte più profonda dell’io, in certo senso la più autentica e misconosciuta (nel doppio senso di non riconosciuta e rifiutata) che per questo spesso appare aliena. Ed è questo l’aspetto che colpisce di più nella lettura dei racconti editi da Bel-Ami Edizioni: non tanto lo spavento, il sangue ma quell’orrore sottile ed invisibile che contamina il quotidiano e che non è percepibile finché non esplode e ci colpisce.
E ancora, l’orrore è spesso in noi. In tal senso la lettura dell’horror è per me difficile perché è facile smarrirsi, entrare in confusione perdendo la definizione tra reale e surreale.
Da notare che gli autori sono tutti giovani, sotto in 40 anni, ed appaiono dalle note biografiche introduttive, semplici, con mestieri per lo più lontani dal mondo strettamente culturale e dello spettacolo – ben 3 sono ingegneri – e una sola firma femminile della quale non ci sono dati dettagli autobiografici.
Seguendo l’idea dell’introduzione rileggerò in poche righe i racconti in un ordine differente, non in ordine di apparizione, cominciando proprio dall’unica autrice donna, Floriana Niobe Puccini che ci racconta il fantasma interiore di un’illusione allucinante che consuma nel fisico e nell’anima una giovane donna. Non c’è orrore ma lo spettro delicato e terribile che si annida nella malattia dell’anima che si auto divora lasciando impotente anche la madre della protagonista, “Presto, molto presto”.

Francesco Rago ne’ “I cuori di Flora” propone ancora un orrore al femminile, quello della vendetta che è sì orrida ma si cela purtroppo nella quotidianità diffusa di un eros malato, di un dolore che non è riuscito a farsi proposta esprimendo la creatività in rabbia.
Ho ritrovato Marco Caudullo – del quale ho recensito in questo spazio “Valneve” – con le sue atmosfere malinconiche in “Pioggia”, quelle di un ragazzo abituato al sole del sud che si perde, irrimediabilmente attratto, dalla spettralità del nord. Anche in questo racconto torna la natura protagonista che è anche una metafora dell’interiorità, la pioggia e uno stile volutamente confuso dove non si coglie il confine tra sonno e veglia, eppure ricco di particolari che rendono la vicenda quasi domestica, come i gusti letterari dei protagonisti. I personaggi vivono storie d’amore qualunque, quelle che ci circondano, banali e talvolta tragicamente e torbidamente “eccezionali”.
E’ l’avidità di una donna, ancora una volta protagonista dell’orrore, in “Una madre e una figlia” di Antonino Alessandro. Un narrare delicato e classico che si rovescia in un giallo. In effetti sono molte le donne protagoniste cruente dei racconti maschili che sembrano richiamarsi ad una certa tradizione popolare del femminino diabolico. E’ l’allucinazione psicoanalitica nel vortice di racconto in cui si fatica a trovare il filo, la vera protagonista di “Legami” di Simone Corà. La dissoluzione dell’io nella frantumazione schizzofrenica di tanti personaggi che sono uno nell’altro, e l’uno anche l’altro. “Il buio è dentro di me” di Daniele Puccini è una dichiarazione di intenti che concentra l’obiettivo sul terrore e orrore che sono in noi. “E’ come se il buio mi penetrasse dentro. E li vedo. La loro vita è la nostra morte. Vivono di sangue e di dolore e si nutrono della paura e della sofferenze, inalano gli effluvi dell’ira e della vendetta, aggirandosi tra noi invisibili e con la morte dell’anima. Io solo so. Io solo li vedo. I figli delle tenebre”. Le parole del Diario di Remo Scienza protagonista di questo ‘episodio’ mi sembrano la chiave di interpretazione del libro: un dolore non curato e non risolto trasforma la sofferenza propria in distruzione dell’altro e ci ricordano molte fiabe nelle quale il brutto e cattivo spesso non è che sfortunato e ferito. E gli spettri sono protagonisti in “Quando ritornano” di Matteo Poropat che mi ha richiamato alla memoria lo splendido “Cecità” di Josè Saramago, una metafora sociale tra allucinazione e catastrofe che la solidarietà può curare. E’ sottile il filo che ci separa dall’al di là nell’ambiguità dei rapporti umani ne’ “La notte delle falene” di Nicola Roserba. Con “Lucifero in provetta” di Francesco Stefanacci al centro si pone il tema dei bambini inquietanti a dispetto dell’apparente tenerezza…e forse non a caso la protagonista è una bambina dall’intelligenza acuta. Si accenna anche al tema delicato del rischio di intervento dell’uomo sulla natura. Chiude la raccolta Andrea Viscusi con “La bella lavanderia” che propone, citando nel titolo una nota filastrocca, la commistione tra folclore e horror molo diffusa nella tradizione letteraria popolare, basti pensare alle fiabe dove la bellezza – leggi felicità – che sembra a portata di mano nasconde qualcosa più dell’amaro, il doppio fondo dello specchio delle illusioni.

Dieci lune
Uomini e spettri

BAE EDIZIONI
10 euro

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