mercoledì 5 novembre 2014

"Quando Milano era da bere", di Angelica Russotto

Ilaria Guidantoni Mercoledì, 29 Ottobre 2014

Uno spaccato della Milano Anni Ottanta, la stagione dell’edonismo, crasso e craxiano, con una dose di qualunquismo che ha portato all’implosione della società bene e non perbene.

A guardarli oggi si prova perfino tenerezza. Erano così sfacciati. C’era però il gusto della vita, che l’autrice sembra voler ricordare e non aver perso, ché per vivere di ricordi era sempre troppo presto. Il godimento era a portata di mano e la voglia di giocare con la vita in modo spericolato sempre dietro l’angolo. Finalmente il riconoscimento del desiderio della soddisfazione: buone intenzioni o almeno lecite e comportamenti scorretti. Vizi privati e pubbliche virtù verrebbe da dire citando il sottotitolo de’ La favola delle api di Mandeville, ambientata nella Londra del Settecento. Un grande circo dove, come si dice nel libro, nessuno si sottrae al gioco ma occorre far attenzione per non venir sbranati dai leoni che lo abitano. Il messaggio delle righe finali è quello che resta del libro e di quegli Anni Ottanta: è importante cominciare a stare fermi perché si è corso tanto, troppo, travolgendo, tutto e soprattutto se stessi in una grande ubriacatura di leggerezza che ha finito per corrompere perfino il piacere e renderlo disperazione.

Come mi ha raccontato l’autrice, Angelica Russotto, era un libro che aveva in mente dal finire di quel decennio spericolato e di successo del quale è stata protagonista, con soddisfazione e qualche capogiro.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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