sabato 25 febbraio 2012

Sia pure il tempo di un istante


di Cristina Tirinzoni

Il titolo suggestivo e delicato ci introduce direttamente nella raccolta di liriche che meglio si potrebbero definire prose poetiche che della poesia hanno la struttura incisiva e breve, quasi una rappresentazione grafica. L’espressione per altro non è casuale essendo l’autrice poetessa e pittrice insieme. La prima parte dell’opera presenta anche qualche racconto che a dire il vero sono vicino ad un’istantanea, un vero quadro. Le prime due parti, delle tre, delle quali si compone la raccolta, restituisce il tempo di un attimo, quello dell’occhio della scrittrice incantato, ma anche distante, la giusta distanza del pittore. Lo stile è soave e quotidiano e racconta con la semplicità di tutti i giorni senza la preoccupazione di impreziosire la parola quello che si trova di fronte; con quell’incantamento dell’adolescente che ci restituisce lo sguardo sulla vita senza filtri, dicendoci tutto, senza potersi trattenere, come in una confessione; senza metafore né filtri. Ci racconta così la grandezza dell’istante che sa di eternità come nella poesia ‘Sia pure il tempo di un istante‘ che dà il nome all’intera raccolta dove scrive ‘per un attimo qualunque’ ma che evidentemente è significativo, tanto da meritare una dedica.
Al centro di questi bozzetti di vita, l’incontro tra uomo e donna, colto nell’attimo dell’inizio di un amore, nel culmine della passione o nel suo illanguidirsi o ancora nel momento della separazione. L’atmosfera è intrisa di malinconia profonda e viene in mente l’acqua che è l’elemento più presente e che anche al livello simbolico è la fluidità del sentimento con il suo carico di gioia che fa da contrappeso al dolore e il senso del fluire che un po’ scivoa e un po’ trattiene con tutta l’incertezza della vita. Spesso l’acqua diventa mare, ma è sempre il confine della battigia, mai l’oceano o il mare nella sua immensità; è piuttosto il lambire, quell’attimo che è una linea sottile tra terra e acqua appunto. A volte è solo acqua, o pioggia o fiume o comunque c’è un rimando nelle immagini che rinviano all’acquaticità, perché ad esempio sono nuvole a forma di vascello.
L’acqua è anche quella del colore scelto per le illustrazioni, acquerelli appunto.
Impossibile per me non avvertire l’affinità con alcune composizioni della mia raccolta ‘Prima che sia buio’, anche se lo stile, il modo di restituire il sentito, il vissuto sono totalmente altro. Ma è sulle tematiche che pongo l’accento: l’incontro con l’altro al centro della vita, anche se Cristina lo restituisce distillato dall’emozione come il regista di un film. E ancora la presenza del mare come nella composizione ‘Giù, in fondo al mare’ che inizia con il verso ‘Non ci si stanca mai di guardare il mare/ inesauribile e rinascente/ Mare e pensiero non stanno mai fermi un attimo’. Non posso fare a meno di ricordare l’inizio del mio monologo ‘Prima che sia buio’ che dà il titolo allopera omonima: ‘resterei ore a guardare il mare/che non mi annoia …in perenne movimento…’.
Un altro spunto interessante che forse non tutti noteranno ma che la mia deformazione professionale di giornalista attenta alla comunicazione della sicurezza stradale mi ha fatto notare è la composizione ‘Dunque è così’ che inizia con i versi ‘Dunque è così che finisce un vita/ Sull’asfalto/in una sera di ferro e sangue’. E si conclude dicendo ‘L’ambulanza lampeggia, a intermittenza/con la vita che entra ed esce.’
La terza parte, quella che io ho preferito, è intrisa di un sentimento vivo, dove l’autrice è dentro, totalmente immersa e sommersa e ho un certo pudore in questo apprezzamento che accoglie l’autrice nel suo dolore per la perdita della madre. E’ un dolore immenso ma anche composto che non perde mai la grazia e si fa preghiera, lettera, semplice e confidenziale come l’affetto di una figlia. Voglio sottolineare che nella poesia di Cristina non c’è mai rabbia, lacerazione ma sempre una sofferenza che porta con sé dolcezza. C’è un aspetto che mi sembra valga la pena di sottolineare e che ancora una volta mi fa entrare in empatia con la prima parte della mia raccolta ‘Il rumore del cielo’ dove c’è la riscoperta dell’altro grazie all’assenza, una mancanza definitiva e senza appello e il dovere di ricordare: il diritto al dolore quando l’autrice dice ‘No, non ditemi che con il tempo si dimentica’. E ancora: ‘voglio silenzio/per conservare intatto il dolore’ che ha un che di prezioso e che vale la pena custodire e che ha in sé forza perché oltre la morte non c’è più paura. E’ paradossale ma l’autrice ci dice una grande verità: nella vita si è costretti a convivere con la paura della perdita ma quando la perdita ci coglie senza rimedio, ci addolora ma ci nutre con la propria memoria. Dipende solo da noi trasformare il dolore in ricchezza, la rabbia in accoglienza.

Sia pure il tempo di un istante
di Cristina Tirinzoni
Neos Edizioni
12,00 euro

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