sabato 25 febbraio 2012

Valneve


di Marco Caudullo

UNA CITTÀ AL CONFINE TRA IL NOSTRO MONDO E UN ALTRO

C’è il sogno, il presagio, addirittura l’allucinazione: l'ombra nera che dentro ognuno di noi giace sommessa, si rivela. Si fa strada nelle nostre vite in sordina, facendocene perdere il controllo. È l’altro io, anzi il volto nascosto dell'io, tanto alieno, come funzionale che si ribella e prende il sopravvento con il suo istinto maligno, noncurante, egoista, con il suo desiderio di morte. E tocca fare i conti con l'altra parte di sé, quell'anima oscura, di fronte a cui il corpo diviene inerme assecondandone, suo malgrado, il volere, andando incontro a ciò che il destino gli riserva. Tutto questo accade a Valneve, paesino sprofondato in una conca tra le montagne, perennemente immerso in una bruma che lo rende quasi surreale, come sospeso in aria; un regno delle favole…che come nella vita non è detto che vadano a finire bene. Racconti che sembrano anche un unico racconto a puntate dove ogni storia è un po’ a sé e un po’ si lega alle altre, con rimandi, richiami…come nella rete della vita. Un linguaggio assolutamente piano, senza orpelli e forse senza una ricerca particolare, nemmeno una cura apparente. E’ un linguaggio di tutti i giorni e per questo forse, se ricordiamo l’estetica barocca, genera l’effetto a sorpresa: ci costringe a pensare che quello che capita sotto i nostri occhi come un banale fatto di cronaca può rivelarsi meraviglioso o drammatico, talvolta semplicemente allucinante. O meglio può rivelare un mondo sotterraneo che è in noi.

Benevenuti a Valneve dove inizia il nostro viaggio in compagni di Marco Caudullo e dove forse finirà, in questo luogo non luogo in uno spazio di confine….
Il Prologo….Lettura
Motivare la scelta
Conversazione
Come definiresti Valneve se dovessi presentarlo come un genere letterario?

Premesso che non amo molto la suddivisione in generi, io lo definisco sempre come un genere a metà tra il noir e il fantastico. Il noir (o magari come si autodefinisce Montanari, post-noir) per i personaggi (spesso tormentati) e l'ambientazione (abbastanza cupa, nera). Il fantastico invece è inteso come da definizione di Todorov: una linea di confine molto sottile tra lo "strano" e il "meraviglioso".

Qual è il confine tra sogno e realtà?
Il confine tra sogno e realtà è lo stesso che c'è tra "strano" e "meraviglioso". Tocca al lettore scegliere dove collocarsi, e tuttavia la scelta migliore è camminare sul bordo, come un clown che passeggia su un filo.
La tua però è un'ottima domanda, assolutamente pertinente: in ogni racconto, tutte le volte che succede qualcosa fuori dall'ordinario – come un bambino che parla con un albero - il narratore è focalizzato sul personaggio, e non ci sono altri personaggi che possono confermare o negare quello che accade. Distinguere tra sogno (o allucinazione) del protagonista e realtà, è praticamente impossibile.

Valneve è il filo conduttore dell'opera? Anche se sembra molto sottile... Sì, in effetti è un po' sottile, ma non è l'unico filo conduttore. La morte, la separazione tra mondo di qua e mondo di là, l'ombra, sono anch'essi filo conduttore.

Sembra scomparsa l'origine siciliana ed è un timbro difficile da mettere da parte. E' una scelta o ti senti spontaneamente naturalizzato piemontese?
Bella domanda. Tra me e il Piemonte è stato amore a prima vista: ho abitato a Biella per quattro anni e se potessi ci tornerei. E comunque ancora ci lavoro. Valneve è nata a Biella, e forse, magari alla lontana, ne è una parente. Ma non è detto che prima o poi non inizi a scrivere sulla Sicilia.

Non sembra che l'autore stia dentro il libro ma sia piuttosto un vero cronista esterno. Ti riconosci in questa descrizione oppure c'è qualcosa di te anche se ben dissimulato al lettore poco attento?
Io cerco di tenermi sempre quanto più lontano possibile dal narratore. Le storie che scrivo provengono da fatti di cronaca, o mi vengono suggerite da persone che sento; a volte persino dalle emozioni che mi suscita una canzone. Ma mai da fatti personali. Anche se poi, è ovvio, dentro il testo in qualche maniera c'è sempre l'autore.
Forse l'unico racconto dove mi intrufolo un po' nella voce del narratore è l'ultimo: Con il verbo lontano dal soggetto.

La scelta del fanstastico sembra orientarsi al mondo nero che è in noi. Qual è lo stimolo dal quale ti sei mosso? Qual è il confine tra fiaba rosa e nera? C'è una continuità, un intreccio?
Bella, bellissima domanda. Lo stimolo mi è venuto dallo studio della psicologia nelle fiabe. Sono partito con Jung, per poi passare alla Von Franz e Clarissa Pinkola Estès. C'è una ricchezza nelle fiabe che è infinita. Il nero mi viene spontaneo perché quando ho iniziato a scrivere, ho iniziato con l'horror, anche se poi l'ho gradualmente abbandonato. Nel mondo delle fiabe c'è quasi sempre un intrecciarsi tra rosa e nero, non so quale sia il confine, se c'è. Ma a me piace accoppiarli.
A proposito di fiaba, ti rivelo una chiave di lettura. Un po' speravo che si capisse, e un po' volevo nasconderlo: Aria (il secondo racconto) non è nient'altro che la storia della Sirenetta. Cioè la storia di una ragazza che non riesce a sviluppare il suo lato artistico. Difatti il titolo “Aria” ha un'assonanza con "Ariel" che non è assolutamente casuale. E ti ricordo che nella prima scena della nota fiaba, la sirenetta salva il principe che sta annegando...

La dimensione è allusione, sogno o vera trasformazione? E' un nero che è in noi o attinto dalla cronaca?
Il nero è sia quello insito in noi, che quello attinto dalla cronaca. La prima parte dell'idea di un nuovo racconto mi viene da un fatto di cronaca. Dopo comincio a scavare dentro i personaggi, ed è una faticaccia…

Ed è forse in questo modo che gli altri facendoci da specchio ci conducono ad analizzare noi stessi.


Marco Caudullo nasce a Siracusa nel 1975. Laureato in Ingegneria elettronica, vive e lavora in Piemonte. Nel 2007 frequenta un corso di scrittura creativa in seguito al quale inizia a scrivere brevi racconti, soprattutto di genere fantastico. Dal 2008 a oggi suoi racconti vengono pubblicati in antologie edite da Delos Books, Terre di Mezzo, Edizioni Montag, Perrone Lab, Nuoviautori.org, e sulla rivista Short Stories. Con il racconto Fino alla fine del Mondo entra nella rosa dei vincitori del Premio Subway 2008, e con Come fantasmi vince il premio Vivendo e Scrivendo indetto dalla casa editrice Edizioni Cinquemarzo, in seguito al quale pubblica la sua prima raccolta di racconti, Mondi Paralleli

Valneve
di Marco Caudullo
Giulio Perrone Editore

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