lunedì 10 novembre 2014

“Gran caffè Cirenaica” di Dedo di Francesco

Ilaria Guidantoni Sabato, 08 Novembre 2014

Il canto del cigno di un barista che rivede la sua vita nel microcosmo di un caffè che è diventato la sua famiglia, scandito da incontri, conversazioni e la storia d’Italia, quella vissuta, del Ventennio, della Guerra e del ritorno alla vita, la ricostruzione e l’attività febbrile. La buona letteratura di un tempo, di intrattenimento intelligente, un libro ben scritto, curioso e gustoso, ben documentato.

Gran Caffè Cirenaica è un affresco di un piccolo grande mondo in movimento, rivissuto nella memoria e quasi in una dimensione onirica da uno dei due baristi, Aurelio, sentimentale e appassionato della vita, che ha trascorso la propria facendo del caffè l’orizzonte. Un lavoro semplice che in un momento di precarietà e disaffezione per il mestiere, di litigiosità, ci racconta e ci ricorda il senso della dignità legata al mestiere (di vivere). In fondo, specialmente per chi non costruisce una propria famiglia, come il protagonista di questa vicenda, il lavoro è il proprio baricentro, l’eredità che si lascia ed è prima di tutto incontro di persone.

Il libro è la storia di una grande amicizia tra il proprietario del caffè e il barista nel senso nobile in cui la intendeva Seneca, non solo la complicità, la voglia di godere insieme i momenti liberi e di essere solidali nella confidenza e nel bisogno; anche una “società” aperta agli altri, di supporto ai più deboli e a chiunque ne abbia bisogno. Ancora la testimonianza che non esistono mestieri inutili – tanti sono quelli che vengono alla luce dalle conversazioni con gli avventori – o banali. Dipende tutto da come si vivono e perfino la prostituzione può avere una sua dignità e una sua redenzione. C’è nel libro uno sguardo benevolo verso l’umanità, che è misericordia non buonismo, perfino ironia verso le debolezza, ma prima di tutto accoglienza.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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