domenica 13 ottobre 2013

Se la poesia salverà il mondo


100 Thousand

Poets for change

Italia, 28 settembre 2013

Prefazione  Ottavio Rossani
Presentazione dell’iniziativa Michael  Rothenberg e Terri Carrion

Una pubblicazione singola, una raccolta collettiva di poeti, ognuno dei quali ha scelto una lirica inedita di impegno civile su temi di attualità dalle guerre, alle ingiustizie sociali, alla corruzione politica, fino ai danni ambientali e alle violenze sulle donne. Fin qui un’iniziativa di pregio come potrebbero essercene altre. L’originalità è che questa pubblicazione si inserisce in un’iniziativa internazionale e sposa una filosofia controtendenza: un movimento di poeti per il cambiamento. I poeti che sono coloro in grado di dire quello che tutti sentono ma non sanno esprimere, i poeti che parlano con il cuore, con l’emozione, al di fuori degli schemi e del linguaggio della logica. I poeti sono i megafoni del popolo anche se sembrano non  servire a nulla. Della poesia si ha infatti un’idea edulcorata, di ornamento o di profondità sentimentale ma senza utilità; se poi la si guarda dal punto di vista del mercato, la poesia, soprattutto in Italia, è poco letta e non è un genere sul quale scommettere.  Albeggi Edizioni scommette con uno scopo diverso, l’impegno civile, l’amore per la cultura nella convinzione che siano una cura anche per noi, per tutti noi, una cura dell’anima della quale c’è bisogno e se funziona, l’utilità è assicurata.

Le copie, come è scritto dall’editrice nelle prime pagine sono “Destinate a rappresentanti delle Istituzioni italiane e dei mezzi di informazione, con l’obiettivo di ridare dignità e importanza alla poesia come mezzo di espressione della denuncia… affinché si torni a mettere al centro del dibattito e dell’azione politica il bene comune e i bisogni dell’uomo”. La raccolta è stata stampata in un numero di copie limitate senza scopo di lucro ed è scaricabile sul sito gratuitamente.

Nella prefazione Ottavio Rossani, poeta a sua volta – oltre che scrittore, critico ed occasionalmente regista teatrale - e per 40 anni giornalista del “Corriere della Sera”, sottolineando la modernità e l’importanza della poesia di impegno civile in un mondo in crisi evidenzia la necessità di sgombrare il campo da un equivoco ovvero che la poesia impegnata sia tale solo se politica, nel senso di nutrita dall’ideologia. In un breve excursus storico, passando da Giuseppe Giusti ad Alessandro Manzoni,  fino Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi in Italiana citando anche poeti internazionali come Garcia Lorca e Bertold Brecht o Pablo Neruda, l’autore mette in luce l’importanza dell’equilibrio tra denuncia e pietà nella poesia, simboleggiato da versi di Giovanni Raboni.

Nella presentazione si narra della nascita dell’iniziativa, avvenuta nel marzo 2011 con una call to action su face book ad opera di Rothenberg e Terri Carrion, il cui primo appuntamento fu fissato per il 24 settembre successivo. La missione era poesia, pace, sostenibilità, consapevolezza e sensibilizzazione attraverso l’unione di comunità di poeti isolate, di tutto il mondo. Chi avrà voglia leggerà la crescita del movimento fino all’edizione 2013 ma quello che è sorprendente è la moltiplicazione, la diffusione e l’entusiasmo che ne è seguito a riprova che i sogni di possono realizzare e che talora manca solo lo stimolo e il sostegno ad andare avanti o a farsi avanti. Evidentemente qualcuno ha chiamato rispondendo ad una propria esigenza ma interpretando il bisogno di molti che ancora non avevano trovato la giusta canalizzazione. Per riprendere la definizione di poeta, qualcuno è stato più poeta di altri, o prima poeta di altri, facendosi megafono di altre voci.

Delle 29 poesie non è questa la sede per  discuterne con un’analisi appropriata e meticolosa anche perché in questo tipo di composizione più che in altri è molto difficile un commento stilistico, essendo certamente versi insoliti, talora molto vicini alla prosa, talvolta immagini tradotte in parole, istantanee, articoli ridotti all’essenziale, emozione bruta che diviene manifesto, fatto di cronaca scomposto nel dolore del vissuto. Sì di sofferenza, declinata in mille modi, sempre si tratta, di malinconia, di rabbia, di sconforto, di mancanza di speranza, sui temi con i quali ogni giorno ci confrontiamo senza farcene una ragione. Non si può parlare di ‘bella poesia’ non certo nel senso abituale del termine, l’armonia è dimenticata, con una difficoltà che talora sembra programmatica anche per chi è abituato a leggere poesia contemporanea.

Ho letto e riletto i versi, in un senso, in un altro, ricominciando da chi avevo già incontrato per vie e strade diverse e poi “Ha scelto la poesia”, di Lucianna Argenitno, nata a Roma e autrice di opere in poesia e prosa. E’ un inno alla poesia stessa e racconta la sorpresa dell’autore che si chiede ‘come sia stato possibile il trasformarsi delle cose, visibili e invisibili, in parole – la cosa nella parola cosa, l’amore nella parola more e così via… perché i poeti sanno che nessuna poesia cambia il mondo ma può svelarne la bellezza. Ha scelto la poesia perché sia possibile trapiantare un gelso in mare”.

Vorrei ancora soffermarmi sulla composizione “Stefania” di Francesco Sassetto al di là dell’emozione che è riuscito a trasmettermi con quella naturalezza delicata con la quale svela come di sorpresa in un crescendo un dramma; perché racconta la violenza su una donna che non si può chiamare amore perché non ha scusanti e sto lavorando su questo tema che in questi giorni dopo l’approvazione della legge sul femminicidio, per quanto possa essere considerata solo un punto di partenza, è di scottante attualità; e in particolare perché è scritta da un uomo. Credo che tutto quello che si scrive sulle donne e sul femminile sia principalmente indirizzato a degli uomini ed è solo così che la poesia è una speranza.

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