lunedì 15 giugno 2015

“Dora Bruder” di Patrick Modiano

Ilaria Guidantoni Domenica, 14 Giugno 2015

Ancora un romanzo-verità per Patrick Modiano, narratore autentico delle vicende storiche umane con l’attenzione sul dolore e sull’orrore. Un testo breve, scarno, essenziale, uno stile nel segno più classico della prosa francese contemporanea che intreccia la propria autobiografia (recensita in questo spazio, Un pedrigree) con una vicenda di cronaca avvenuta agli inizi degli anni Quaranta del secolo scorso ma che, proprio perché misteriosa, resta sospesa in una narrazione da romanzo.

Nel libro e con questo lavoro Modiano testimonia il dovere di non dimenticare l’orrore negli anni della Guerra e del razzismo e ancora la forza della scrittura che può diventare narrazione libera e fluida anche quando si muove nei meandri del reportage. Originale lo sforzo immaginativo supportato da quello dell’indagine di immaginare come la storia familiare si possa essere intrecciata nella Parigi livida sotto lo scacco del razzismo e della violenza con quella della misteriosa protagonista, Dora Bruder, che tale rimarrà. Il 31 dicembre 1941 appare su “Paris-Soir” l’annuncio della ricerca di una ragazza di quindici anni, ebrea la cui scomparsa è denunciata dai genitori, ebrei emigrati da tempo in Francia, Quasi cinquant’anni dopo Modiano incontra quelle righe del giornale e quella richiesta d’aiuto di fatto non evasa. Forse qualcosa si accende dentro a chi ha vissuto pur per interposta persona il dramma di quegli anni, attraverso il silenzio del padre. Forse perché Modiano non ce lo racconta. In qualche modo sembra però riuscire a restituire un’identità alla storia di Dora anche se non a lei; un lavoro uguale e contrario a quello che svolge nella sua autobiografia dove trova la sua identità andando sì a fondo della propria anamnesi familiare, per poi liberarsene, pensando che quella no, non era la sua vita.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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