mercoledì 4 giugno 2014

“Berlinguer rivoluzionario. Il pensiero politico di un comunista democratico” di Guido Liguori

Martedì, 03 Giugno 2014 Ilaria Guidantoni

Un libro di Guido Liguori

Il ritratto di uno dei leader dell’Italia del dopoguerra, della storia della democrazia, protagonista degli Anni ’70 e della sua tragicità. Il libro illustra la natura dell’uomo rispetto alla cultura e al suo pensiero, in particolare per quanto attiene la visione politica. L’obiettivo, per il quale fu osteggiato dal partito come dall’opposizione, dagli Stati Uniti come dall’URSS, era l’inaugurazione di una nuova società, del socialismo democratico, di quell’ossimoro che era una scommessa tra comunismo e democrazia. Il libro, a detta di molti studiosi, è anche l’occasione per rileggere un pezzo di storia italiana che solo oggi abbiamo la capacità – con la giusta di distanza – di capire e forse il coraggio di farlo (ndr).

A Palazzo Mattei di Giove, martedì 3 giugno è stato presentato il libro “Berlinguer rivoluzionario. Il pensiero politico di un comunista democratico” di Guido Liguori (edito da Carocci), presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea, in collaborazione con Futura Umanità. Associazione per la storia e la memoria del PCI.

Introducendo il libro Paolo Ciofi, saggista politico e presidente di Futura Umanità, che ha coordinato l’incontro, ha sottolineato che il titolo bene esprime l’identità dell’uomo nell’anno berlingueriano durante il quale, finora, si è spesso taciuta l’importanza dell’elemento rivoluzionario del suo pensiero. Il testo ha il pregio, secondo Ciofi, di evidenziare l’idea cardine del pensiero di Berlinguer, di inaugurare un nuovo socialismo, quasi una nuova era dell’umanità. Tra l’altro, dopo sette anni di crisi economica e sociale, non solo italiana ed europea, ma in qualche modo di tutto il sistema capitalistico occidentale, ci si chiede se non sia un’opportunità recuperare la questione posta da Berlinguer sulla possibilità di fondare la società su basi nuove. Con i suoi pensieri lunghi egli, infatti, non intendeva tanto amministrare il presente quanto immaginare uno scenario futuro.

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