martedì 13 ottobre 2015

“Viaggio letterario a Roma. Dalla dolce vita alla grande bellezza” di Christina Höfferer

Scritto da  Ilaria Guidantoni Giovedì, 08 Ottobre 2015

Passeggiata romana attraverso gli occhi di una donna austriaca ormai “naturalizzata” nella Città eterna che sceglie di condurre il lettore attraverso i luoghi di incontro dai caffè, al ponte dei lucchetti, tra aperitivi alla moda e posti più insoliti, dimore di intrighi e soprattutto domicili letterari, come anche istituzionali. Curiosare nella casa di qualcuno per una giornalista è solo un modo diverso per condurre un’intervista, reale o immaginaria, che fruga nella storia vicina e lontana o si guarda semplicemente intorno.

Dalla dolce vita alla grande bellezza, sottotitolo di questo viaggio letterario a Roma di Christina Hofferer - Corrispondente per la radiotelevisione austriaca nella Capitale – è soprattutto una suggestione cinematografica ché in effetti il libro non si concentra solo su questa parabola racconta che dal Dopoguerra a oggi ha portato Roma alla ribalta del grande e piccolo schermo, dalla gloria alla decadenza. E’ piuttosto un’allusione e una metafora che vive ciclicamente la città dell’Impero e della sua decadenza quando fu ostaggio dei barbari; della magnificenza e corruzione barocca fino all’isolamento; alla gloria di essere capitale e poi anche capitale della dittatura e così fino ai giorni nostri. L’autrice non esplicita nulla di tutto questo, lo lascia intravedere. Nella Corrispondente prevale l’incanto e si ha l’impressione che Roma letteralmente – o forse dovremmo dire letterariamente – la diverta come accade di solito a chi non vive questa città da molto tempo. Forse per una straniera questo sguardo sulla grande signora resta più a lungo, magari per sempre. Il libro non ha ambizione saggistica, pur avendo spunti curiosi storici e di ricostruzione documentaria, né aspira ad essere una guida della città. Sembra piuttosto voler intrattenere il lettore, in modo intelligente e soprattutto insolito, non cercando quello che più è noto e rappresentativo se non attraverso percorsi laterali, almeno apparentemente secondari. Forse più che la letteratura – a parte la casa della scrittrice austriaca Ingeborg Bachman e del poeta inglese John Keats – è proprio il cinema a guidarci negli itinerari. C’è uno sguardo libero, poco preoccupato della critica, che si libra andando a zonzo qua e là e unendo, per così dire, il sacro con il profano: dai lucchetti degli innamorati del ponte Milvio – ancora una volta il riferimento è al regista Federico Moccia – agli archivi segreti del Vaticano, che “segreti” non sono, almeno non in senso moderno, sebbene nell’accezione rinascimentale, ovvero di archivi privati.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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