martedì 19 maggio 2015

"Noces suivi de L’été" di Albert Camus

Ilaria Guidantoni, 10 Maggio 2015

Il Camus “romanziere”, poeta in prosa nella sua Algeria, il lato meno letto e meno conosciuto ma a mio parere il più suggestivo che non può esistere senza l’altro. Il libro raccoglie i testi pubblicati tra il 1936 e 1937, Nozze e poi ripubblicati in un numero esiguo di copie ad Algeri nel 1938 da Edmond Charlot, senza modifiche e L’estate del 1954. Sono testi di struggente bellezza, per la scrittura sublime, iconopoietica, di struggente sensibilità, classica nel senso più alto del termine. Sono anche dei cahiers di viaggio, dei documenti di luoghi lontani e affreschi di un mondo che non esiste più, scritti in un francese impeccabile, che fremono di sentimenti, di analisi sensoriali eppure non romantici nel senso più ingenuo del termine, quanto innamorati della scrittura e di quella patria del cuore che per Camus fu l’Algeria.

Difficilmente classificabili, non essendo romanzi in senso stretto, senza una storia e una struttura romanzesca, né pagine di un diario, né saggi ma scritti in prosa, liberi, fuori da un’etichetta come difficilmente etichettabile fu Camus, anche se annoverato tra gli esponenti dell’Esistenzialismo. Ci sono pagine di grande suggestione e ricche a loro modo di informazioni anche se non date in modo mirato e spiegato dedicate ad Algeri che è la città soprattutto delle estati per il Premio Nobel della letteratura nel 1957, la città del mare con la sua baia arrampicata sul Mediterraneo, la cui dolcezza gli appare italiana; ad Orano la sua città, selvaggia “negra”, spagnola, che è la città delle pietre; e ancora Costantina che gli fa pensare a Toledo o Tipasa con le sue rovine.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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