lunedì 30 settembre 2013

Attraversare un tunnel buio


Anoressia delle passioni

di Serena Libertà

Un libro esile nel formato che scivola rapido alla lettura: lo stile è piano, quasi soave, una conversazione, anzi una confessione che arriva ponderata, meditata, con la giusta distanza degli anni che la separano da quanto narrato. Eppure il testo colpisce fino alle lacrime. Per un periodo mi sono occupata di queste tematiche professionalmente ma non ricordo una nuda testimonianza così dolce e penetrante di tanti drammi che ho letto. Probabilmente è proprio il narrare senza orpelli, con una grande umiltà ad avermi colpita. Serena, lo pseudonimo con il quale la protagonista scrive la propria storia, è uscita dal tunnel dell’anoressia che l’ha condotta quasi in fin di vita e gradualmente, non senza fatica, è resuscitata, in gran parte per merito della fede e dell’incontro con una comunità religiosa ma non parla di miracolo. Mi permetto di dire non perché non ci abbia creduto profondamente ma perché con pudore non osa nominare l’incontro con Dio, anzi il suo abbraccio, come un miracolo,; vuole semplicemente essere testimone di quella che è stata la sua strada. La scrittura rappresenta per Serena nella fase acuta della malattia – di quella malattia dell’anima e sociale insieme, che non è una semplice questione di cibo e di peso – l’unica consolazione, il dialogo con l’amico invisibile come lei che non può vederla né ferirla con il suo sguardo inquisitorio ma solo ascoltarla. Di ascolto ha bisogno Serena e oggi scrive per accogliere e ascoltare altri e altre che sono ancora nel tunnel, quello senza pareti e senza fine nel quale ha brancolato per tanto tempo. La scrittura è conforto, strumento di guarigione e bisogno insopprimibile di raccontare e testimoniare. Tra le righe si evince che l’autrice non si sente unica e speciale e non vuole raccontare se stessa ma un vissuto, far sentire le emozioni e quello che ha imparato attraverso il dolore. Sono tante le suggestioni del testo e vorrei ripercorrerle in successione a cominciare dalla paura quel sentimento che sembra dominare la sua infanzia: è la storia di una bambina impaurita che diventa trasparente perché qualcuno si accorga di lei. E’ il paradosso di una comunicazione che non ha parole ma solo lacrime e fame, fragile, troppo fragile. Nella privazione del cibo trova la risposta al suo piacere negato. C’è un’analisi lucida e quasi spietata della famiglia, in certi punti tagliente, in altri commovente e di grande riconoscenza. C’è la consapevolezza amara quanto realistica che il dolore abbia una propria utilità – il dolore che uccide, atterra, strazia, è stato fonte di vita, di una vita diversa e di un amore che non avevo mai provato, scrive -  e perfino la morte, per aprire le porte della verità. In questo senso è struggente la lettera al padre quando dice C’è voluto il dolore per amarti.

In fondo anche dell’anoressia racconta che forse le serviva per andare da qualche parte. Ed è andata lontana, nell’amore con il quale ha condiviso un’esperienza di crescita spirituale e per essere diventata tre volte mamma. E’ un libro che si legge d’un fiato e che riafferma il primato dell’amore, come accoglienza, ascolto e perdono. E’ un messaggio forte, impegnativo ma anche in questo caso, offerto da Serena con grande garbo e discrezione.

Anoressia delle passioni

di Serena Libertà

Albeggi Edizioni

ConVivo

10,00 euro

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