martedì 16 dicembre 2014

La fine delle bugie (e della Milano da bere)

Ilaria Guidantoni, Giovedì 04 Dicembre 2014 


Angelica Russotto, una ragazza degli Anni Ottanta che ha corso tanto

"Novità in libreria, l'urlo orgasmico di una donna alla vita"

La fine delle bugie (e della Milano da bere) è un romanzo in parte autobiografico– a dire il vero non lo so e trovo che la curiosità morbosa verso gli scrittori sia inutile e talora dannosa anche ai lettori – della Milano di un decennio fiammeggiante. Quello che si ritrova al di là delle vicende specifiche delle due protagoniste, Gloria e Pamela, detta Pam, la prima voce narrante, la seconda alter ego e forse una parte della stessa Gloria, ma anche due volti dell’autrice, è una città simbolo di un periodo nel quale siamo vissuti al di sopra delle possibilità. E’ stato il tempo nel quale tutti correvano, con il piacere di correre e di raggiungere la meta del successo e del denaro, del godimento, mentre oggi si rincorrono le cose sapendo di non arrivare mai a destinazione. Sono gli anni delle bugie o meglio delle illusioni. Il libro è il seguito del primo romanzo di Angelica Russotto Quando Milano era da bere, anche se io lo ritengo un testo che si può leggere da solo e che forse più il marketing editoriale e i lettori hanno il piacere di mettere in fila. E’ meno importante, a mio parere, per un autore dare un ordine.

La vicenda parte a metà degli Anni Ottanta e si conclude con il capodanno del ’90 nel quale si intravede la consapevolezza dichiarata dalla scrittrice che il mood scintillante sarebbe venuto meno e già il Craxismo lascia il posto alla caccia alle streghe targata Di Pietro. C’è perfino il testamento musicale di quel decennio citato ampiamente da Raf, lontano dall’andamento trasgressivo e divertente di “Self control”. E’ tempo di bilanci che coincidono nella vita della protagonista con il passaggio dall’essere ragazza al diventare donna. I cinque anni che chiudono un periodo distratto, nel quale gli Italiani si sono persi ma anche divertiti, sono cruciali sia per i personaggi del libro sia per Milano. Cinque anni nei quali alcune porte si chiudono e altre si aprono.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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