lunedì 14 luglio 2014

“Le Blanc de l’Algérie” di Assia Djebar

Sabato, 12 Luglio 2014 Ilaria Guidantoni

Una delle maggiori scrittrici algerine, e l’unica maghrebina ammessa all’Académie de France, racconta un’Algeria attraverso morti eccellenti di intellettuali, un testo non lugubre, anche se in certi tratti polemico, per esorcizzare il dolore del suo Paese straziato nel Novecento da due guerre: una coloniale (dal 1^ novembre 1954) e una civile non dichiarata (negli Anni ’90). E’ un racconto con il quale dichiara di voler semplicemente ricordare ed essere vicina a personaggi più o meno noti che ha conosciuto in modo diretto o indiretto, molti dei quali erano veri amici. Al di là dell’angolatura originale per raccontare il Paese attraverso le sue voci poetiche e di prosa, giornalisti e intellettuali, c’è il desiderio di scrivere, riscrivere o forse decriptare la storia algerina contemporanea attraverso le assenze.

Il tema è declinato come un ossimoro in bianco perché bianco è il colore di Algeri, detta appunto la bianca, e ancora il colore dell’abito tradizionale femminile il haik, ma anche simbolicamente è un modo per restituire alla morte luce. In modo esplicito verso la fine Assia evidenzia come la scrittura della quale sente l’urgenza diventi in qualche modo uno strumento per sbiancare il dolore e per restituire la luce a chi non c’è più, anche se fortunatamente gli intellettuali vivono più di altri oltre la loro presenza fisica, grazie ai semi che lasciano.

Non c’è però un intento dichiarato di celebrazione della memoria, ma la voglia di risentire il calore di chi non c’è più.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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