lunedì 30 novembre 2015

Memorie e racconti del Mediterraneo di Alfonso Campisi e Flaviano Pisanelli

Scritto da  Ilaria Guidantoni Sabato, 28 Novembre 2015

L’emigrazione siciliana in Tunisia tra il XIX e il XX secolo

Mémoires et contes de la Méditerranée
L’émigration sicilienne en Tunisie entre XIXe et XX siècles

Il racconto, tra reportage e memorie della colonia italiana in Tunisia, è un testo a due voci, in due lingue, nutrito di dialetti ed emozioni di un popolo sospeso tra due paesi e due culture che oggi torna di grande attualità: per conoscere, capire e non dimenticare, quando la migrazione era da nord a sud. Il diritto all’identità plurale al centro di una riflessione di grande attualità.

Corredato da molte foto e documenti d’epoca, il libro è un documentario scritto che racconta minuziosamente la presenza italiana in Tunisia nel corso dei secoli, tutt’altro che marginale. Il libro si concentra nel periodo tra Otto e Novecento fino all’Indipendenza tunisina avvenuta nel 1956 e alla fuoriuscita conseguente, a tratti forzata, degli Italiani, che continuò negli Anni Sessanta. All’inizio quella italiana fu una migrazione legata soprattutto agli Ebrei in particolare dalla Toscana e in special modo da Livorno con caratteristiche proprie: erano i cosiddetti “Grana”, che hanno rappresentato una sorta di élite sia culturale, sia economica. Dall’Ottocento l’emigrazione italiana si strutturò e visse diverse stagioni che Alfonso Campisi ricostruisce con grande attenzione anche attraverso le interviste agli emigrati italiani, essenzialmente un gruppo di anziani siciliani che adesso vivono in una casa di cura a Radès, a Tunisi, ma anche testimonianze di italiani al Grand Tunis, ad Hammamet, a Sousse, in Francia ed in America. Gli autori hanno saputo raccogliere importanti testimonianze su cui si sono basati per effettuare una approfondita analisi storica, culturale e linguistica della storia dell’emigrazione italiana in Africa. Tra le testimonianze ricordo Marysa Impellizzeri che ha vissuto la sua infanzia a Tunisi e da qualche anno ha deciso di tornarci; Marinette Pendola altra italiana di Tunisi con un’identità tra le due sponde, scrittrice che vive a Bologna e Luigi Biondo, con una storia familiare di emigrazione tunisina che ha riscoperto attraverso un suo percorso sulla via del corallo e dell’arte, attuale direttore del Museo Pepoli di Trapani, tutti amici ritrovati in queste pagine. Interessante e di grande attualità la riflessione su una popolazione che ad un certo momento si trova sospesa e lacerata da una doppia identità sia linguistica sia più complessa, tenendo ben a mente che la lingua non è solo una modalità d’espressione quanto una visione del pensiero. Nel testo si ravvisa il tema del confronto con la diversità, quando gli altri eravamo noi e gli autori, senza procedere a tesi né con pregiudiziali, mettono a nudo tanti luoghi comuni che nel corso delle miei ricerche posso confermare.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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