lunedì 9 aprile 2012

“Italiano per straniati”



di Tiziana Colusso
con un saggio di Gaetano delli Santi

Poesie, forse sarebbe più appropriato parlare di ‘appunti’ in versi; senza che questa osservazioni sminuisca il valore dell’opera, connotandola anzi nella sua originalità. Il saggio introduttivo di Gaetano delli Santi a mio parere centra bene alcune caratteristiche della scrittura di Tiziana Colusso, quale in primis l’effetto lapidario. A mio parere c’è un’altra caratteristica importante e insolita, la rabbia e l’insofferenza per la chiacchiera, per gli straniati che si trascinano nel cicaleccio. La critica e la denuncia puntano il dito contro l’iperinformazione riversata dai mass media, che si rivela inutile e senza profondità, con quel parlare senza sosta, a vanvera. Tiziana se la prende con la parola stupida e fastidiosa come una zanzara ma anche con i poeti, con quei poeti beati della ricerca dell’estetica che si crogiolano nel declamare e nel ripiegarsi su loro stessi. L’autrice guarda la realtà fendendola con uno sguardo tagliente, senza nessuna pietà, né tenerezza ed è questo quello che mi ha colpito di più, forse perché mi pare strano per una donna. Dopo l’incipit dove Tiziana parla con la spontaneità di una signora della porta accanto – e per chi la conosce è un suo modo di essere che convive bene con la ricerca linguistica e il suo amore per le lingue e il linguaggio – si incontra subito la lirica che dà il titolo all’opera. Con una battuta risponde, volentieri, “italiano per straniati” e si entra subito nel mood di questo sentire metropolitano del poeta impegnato, sebbene lontano da ogni atteggiamento programmatico. Sembra che Tiziana abbia a noia chi si prende troppo sul serio. L’intenzione per emerge chiara in alcuni versi che dicono “Ho la lingua bruciata dalla vanità:/…language de dépistage…/ che sposta gli accenti senza spostare il mondo di una virgola…/Lingua di cicale. Lingua morta…”. E ancora quando dichiara che “la mente p un radio/sintonizzata su frequenze mal frequentate.” Forse la lirica più interessante a mio parere, anche nella sua forzatura in prosa, è “Still life: natura morta con donna ancora viva”. L’autrice sembra nascosta, guardare la solitudine di una donna in una periferia metropolitana. Di questa composizione mi colpiscono le spaziature che sembrano volutamente rompere l’armonia del verso. Mi piacere riproporre alcuni passaggi: “Di notte la casa è una caverna. Nessun punto di fuga/sull’esterno. Cavità di tempo, still life: la donna si stringe nel suo mondo come in uno scialle…” e più avanti “la donna coltiva la propria solitudine”.

“Italiano per straniati”
di Tiziana Colusso
fabio d’ambrosio editore
10,00 euro

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