lunedì 12 agosto 2013

Un italiano a Marsiglia

Total Khéops de Jean-Claude Izzo
Un’inchiesta di Fabio Montale, un inno d’amore per Marsiglia, dove le vie, i suoi vicoli e monumenti, i suoi luoghi in genere sono coprotagonisti alla pari. Una storia che non potrebbe esistere in nessun altra città, almeno non con questo gusto. Una storia raccontata dalla parte dei perdenti, dei disperati, sempre però animati da una sottile e non dichiarata, non romantica, solidarietà che guarda caso ricorda quella de’ “La peste” di Albert Camus. E’ lo spirito di una città dove gli abitanti possono essere grossier talora ma accoglienti, cittadini del mondo pronti a incline al dialogo e alla lingua parlata che trasferisce simpaticamente deformando le parole come nella pronunzia più stretta del francese di qui. Ha però delle punte di romanticismo, è un Bukowski del sud, scaldato dalla luce ardente di questa città che è un porto e un rifugio, in certi momenti anche un luogo di perdizione, mai volgare però. C’è un patto di amore e di amicizia che lega qui anche i marinai le prostitute ed è più forte di tutto. In fondo Fabio Montale non si arrende a cercare la veritàmischiarsi al di là del colore della pelle, come dice in un passaggio il libro. Il protagonista, fortunato commissario o meglio semplicemente un flic, figlio di immigrati italiani come lo stesso autore, è nutrito dello spirito marsigliese anche nel linguaggio, nei gusti: la scrittura di Izzo è veloce, mai vellutata, , che è un valore universale, su una catena di omicidi. I personaggi sono la bella Lole, una Gitana della quale si era innamorato vent’anni prima e intorno Manu e Ugo, amici-amanti figli di uno stesso destino e legati dalla vendetta che si abbatte su di loro. Ma c’è anche Leila, che viene da un altro mondo perché a Marsiglia c’è posto per ogni cultura, colore e religione. Ogni città ha il suo commissario, talora semplicemente una regione o un paese, come Montalbano di Andrea Camilleri e la sua immaginaria Vigata sicula; Pepe Carvalho nella Spagna di Vasquez Montalban, o il commissario Megret di George Simenon, o i personaggi di Léo Malet. Tutti amanti della verità, pronti a sacrificarsi e a stare dalla parte del vero che nessuno crede, degli umiliati ed offesi, perché anche loro complici dei vizi comuni, del buon cibo e delle donne, del Total Khéops, altrimenti detto bordello generalista. Nella tenerezza dei personaggi in balia dei propri sentimenti, si passeggia seguendo l’indagine – in fondo presto si perde interesse per la storia che non è la parte migliore del libro – e ci si ritrova giornalisti investigatori di Marsiglia, dal Panier, al Vieux Port, fino all’Estaque. Ci si ritrova facilmente perché Marsiglia è una città facile da visualizzare che resta impressa, i cui nomi delle vie si scolpiscono facilmente nella memoria. Un viaggio nella fragilità e nell’incanto di poter sognare e nella malinconia di non avere più vent’anni, cullati dal Mediterraneo. L’ultima scena è con Lole in barca, nel golfo verso il Castello d’If, leggendo alcuni versi poetici, da uno de poemi preferiti di Leila. “Tutti erano convitati. I nostri amici, i nostri amori. Lole posò la sua mano sulla mia. La città poteva andare a fuoco. Bianca dapprima, poi ocra e quindi rosa. Un città secondo i nostri cuori”. C’è una vena struggente che rende le opere di Izzo francesi, nella loro capacità di evocare il sogno fatto di quotidianità com’è la cinematografia d’oltralpe. Non resta mai documento neorealista. Fa volare. Total Khéops De Jean-Claude Izzo folio policier 7.70 euro

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