domenica 13 novembre 2011

"Come la Grecia" Quando la crisi di una nazione diventa la crisi di un intero sistema di Dimitri Deliolanes

Il saggio di Dimitri Deliolanes è scritto in uno stile piano, scorrevole, con grande lucidità. La giusta distanza di chi conosce bene sia la Grecia, sia l’Italia, perché questo è un libro scritto per gli italiani che, aggiungo, conoscono troppo poco la Grecia. E’ stata la culla della civiltà occidentale, il nostro punto d’inizio nello studio, di riferimento nella formazione del gusto artistico, eppure se ne sa ben poco. Della Grecia si parla poco, intendo dire della Grecia moderna. C’è un vuoto dall’antichità ad oggi che impressiona. Per l’italiano la Grecia è uno specchio deformante nel quale guardarsi cogliendone l’allarme. “Attenzione, potremmo diventare così”, sembrano dirci i giornali; ci sono affinità profonde e sono quasi tutte nei difetti; con qualche significativo distinguo. La Grecia, sempre per gli italiani, è anche il luogo delle vacanze di evasione, della trasgressione post adolescenziale…e poco di più.
Nella lettura più volte mi sono arrestata per chiedermi come un greco possa essere tanto crudele con il proprio paese, spietato nell’analisi, con un bilanciamento nel raccontare il dialogo tra il Belpaese e il suo senza flessioni. Deliolanes segue il nostro Paese da trent’anni come corrispondente per la ERT (la Radiotelevisione Pubblica Greca); ha prodotto trasmissioni e documenti sul rapporto tra i due paesi allungati sul Mediterraneo e in particolare ha studiato la strategia della tensione e il terrorismo italiano, traducendo in greco anche opere di letteratura italiana. Nel 2010 ad Atene ha pubblicato poi una biografia critica di Silvio Berlusconi. Questa metabolizzazione dell’intreccio delle due culture e delle lingue lo si avverte anche nell’originalità di un capitolo dedicato alla lingua greca.
Per il mondo, il greco è quello classico; la lingua di oggi resta, invece, per lo più sconosciuta e guardata con distrazione eppure la riflessione, sul demotico, la lingua parlata, è stata al centro di controversie politiche perché, giustamente, la lingua è il modo di pensare e di sentire di un popolo, diventando arma del contendere tra destra e sinistra, metafora di tradizione e innovazione.
Al centro del libro lo sguardo sulla crisi per rintracciarne le ragioni, prima che economiche, politiche, a loro volta, determinate da una crisi culturale. La paura più grande di questa crisi è la perdita della cultura e dell’identità greca, anche perché con pungenza l’autore descrive un abbassamento del livello culturale medio che fa spavento. Lo scultore Jannis Kounellis, greco di origine italiana, si è espresso dicendo che se si leggesse qualche poesia in più di Kavafis, forse il Paese vivrebbe meglio. Spesso nelle suggestioni e provocazioni di un artista c’è molta più verità di quanto non si creda.
Analizzando in parallelo Italia e Grecia, si vede la decadenza di due grandi culture, raccontate oggi da un’informazione becera e coltivate da una scuola inefficiente. In Grecia l’aggravio è dato dagli insegnanti in esubero e da una qualità scadente dell’insegnamento mentre l’Università, da rifugio baronale, è diventata la fucina della dissidenza studentesca, a causa dell’imperium dei consigli di facoltà.

In comune ci sono l’alto debito pubblico e una pessima amministrazione, aggravata nel mondo greco da una forte corruzione a tutti i livelli; non che l’Italia brilli per virtù. Al centro del disfacimento del paese, il regime dei Colonnelli, dal colpo di Stato del 21 Aprile 1967 al 1974, appena sette anni con un effetto distruttivo che dura ancor oggi.
Molti gli spunti e gli approfondimenti del libro a cominciare dai due nodi critici maggiori che ci accomunano, già citati, l’elevato debito pubblico e l’inefficienza della pubblica amministrazione. L’Italia però gode di un’industria produttiva strutturata, soprattutto al nord, con sbocchi all’estero; di un sistema bancario solido con un indebitamento estero di poco superiore al 20% contro il 70% greco. E ancora le nostre famiglie possiedono una ricchezza, seconda solo alla Gran Bretagna, con un basso indice di indebitamento. In effetti è il Meridione d’Italia il paragone corretto con la Grecia, ci avverte l’autore. La Grecia è un paese di affittacamere per turisti e statali – resi inamovibili da una legge screanzata – divergente dalla linea europea della concorrenza come pilastro dello sviluppo economico. In Grecia, 5 milioni degli 11 della popolazione afferiscono all’area di Atene perché l’unica sulla quale si è puntato, isolando il resto del Paese.
Tra i tanti argomenti il rapporto controverso con Cipro e la Turchia; l’assenza di una politica dell’immigrazione, vissuta in modo estremistico ed emozionale, pur essendo il confine orientale dell’Europa e forse il primo rifugio dell’Unione; l’incentivazione squilibrata a favore del trasporto su gomma e dell’autotrasporto; la trascuratezza delle aree rurali e dell’agricoltura; la connivenza industriale con il potere; e ancora il fenomeno del terrorismo, sottovalutato, del quale l’Italia è stata il cattivo maestro.
Il testo si conclude con un’analisi della stampa, affidata nel Dopoguerra soprattutto all’informazione quotidiana. La manipolazione dei Colonnelli prima, di una politica personalistica poi, di assurde leggi sulle tv private, l’hanno ridotta ad intrattenimento e a luogo del trionfo dello scandalo. L’effetto è stato una caduta libera delle vendite dei quotidiani. L’origine dell’informazione in Grecia era soprattutto politica ed è diventata tutto tranne che politica. Una nota filologica è tristemente illuminante per capire la decadenza greca. La parola idiota deriva proprio dal greco idiov, colui che si occupa del solo privato. Coloro che hanno inventato la politica, la democrazia partecipativa, hanno smarrito il senso del governo.
La crisi greca purtroppo è sinonimo di depressione dove il rischio è la sparizione stessa della Grecia: i dati sono allarmanti, un’impennata di divorzi e suicidi raccontano la disgregazione sociale; mentre i consumi delle famiglie crollano e salgono psicofarmaci e il ricorso alla psicoterapia.
Mi sento di dire: un libro del quale c’era bisogno. E’ una cosa che capita di rado.

Come la Grecia
Quando la crisi di una nazione diventa la crisi di un intero sistema
di Dimitri Deliolanes
Fandango edizioni
16,50 euro


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