giovedì 20 giugno 2013

Donne, femminismo e femminile



“Manifesto per un nuovo femminismo”
a cura di Maria Grazia Turri


Un saggio corposo non per il volume ma per la densità e la ricchezza con tutti gli elementi profondi della teoresi senza mai cedere al gusto accademico del dotto a tutti i costi. Tanti saggi riuniti da un’unica tematica, il femminile, un concetto molto più ampio di quello di donna e dello stesso femminismo – oserei dire – che spesso suona riduttivo. E’ nondimeno un libro di analisi e di lettura perché ben scritto, articolato con declinazioni su vari temi che scorre anche se invita spesso a fermarsi e rileggere passaggi importanti e densi. Mi pare che sia soprattutto un libro di cultura che si rivolge a tutti coloro che hanno sensibilità per tematiche sociali, di antropologia,quanto etico-filosofiche e al contempo abbia interesse a specchiarsi in una società in profonda trasformazione (anche se mai le persone si fermano nella storia, però mi pare che ci sia un divenire nell’attualità particolarmente sentito dalle autrici e da chi ha curato la pubblicazione). E’ un testo che si può leggere d’un fiato come è capitato a me ma anche da consultare, lasciare da parte, leggere e rileggere, saltando magari qua e là tra i capitoli. Può offrire, tra l’altro, un ottimo supporto per delle ricerche ad esempio di carattere storico. E’ infine un testo che io vorrei consigliare agli uomini perché è soprattutto il maschile che ha necessità di riconoscere il femminile e riconoscersi per quella parte di femminile che gli appartiene, alla quale aspira e che vorrebbe conquistare o al contrario dominare. Qui vengo così al concetto essenziale che mi è rimasto impresso della pubblicazione e chi mi ha fatto ricordare l’introduzione della mia raccolta di poesie e racconti “Prima che Sia Buio” nel quale penso che una scrittura al femminile e sul femminile sia soprattutto per uomini e che il femminile e il maschile sono concetti più ampi dell’essere uomo e donna, maschio e femmina e, ancora, che possono essere mescolati pur con la prevalenza dell’uno e dell’altro, ma è solo nella sintesi che si genera vita. Questa vale per entrambe le tendenze, reciprocamente e funziona solo se la sintesi avviene già all’interno del singolo individuo che accoglie l’altro, o l’altra parte. Altro elemento sul quale vale la pena di soffermarsi l’idea che i ‘sessi’ siano due stando alla prevalenza e all’idea comune, ma siano almeno cinque e tendenzialmente infinite perché ogni persona è un’unicità. Non è questa la sede per un’esegesi del libro che mostra di possedere, maitriser direbbero i francese con un termine più congeniale, le categorie storiche e filosofiche con uno sguardo che spazia oltre la visuale dell’universo strettamente femminile. Mai è pertanto autoreferenziale, anzi critico verso certo femminismo. Il mio vuol essere soltanto un invito alla lettura. Ripercorrendo rapidamente le pagine mi sembra riuscito lo sforzo e l’intendo della curatrice, economista e filosofa, docente all’Università di Torino, Maria Grazia Turri, di uscire dal rischio di negare, banalizzare o, al contrario sacralizzare il femminile così come il maschile ed è in questo ritmo binario – sempre con l’attenzione ad altre forme di sessualità e generi – che si disegna il metodo rigoroso di questa indagine. L’autrice ripercorre la storia del Femminismo del Novecento e l’occasione data dalla crisi delle relazioni tradizionalmente intese con il passaggio da una società fondata su certezze ad una società fondata sull’incertezza e ancora una volta non perde la sottolineatura dell’importanza del confronto con l’alterità maschile-femminile per formare delle persone sane e consapevoli. Affondando lo sguardo nell’antichità greco-romano come arabo-musulmana si evidenzia come da sempre la considerazione dell’essenza dell’essere umano, il suo essere persona contrapposto all’animale, viene associato alla razionalità che ha dato vita a un sistema di certezza e dualismo secondo lo schema regolatorio degli opposti, bianco e nero, giusto-ingiusto, mentre al cuore e alle emozioni è stato lasciato un ruolo secondario. Per questo si è strutturato una sorta di sillogismo che porta a considerare l’uomo in quanto più razionale, animato dal senso di competizione e desideroso di ammirazione, superiore alla donna, emotiva, animata soprattutto dall’accoglienza e desiderosa di tenerezza e anche di essere amata ovvero riconosciuta (sottile e arguto in tal senso il capitolo sullo specchio che lascio tutto al lettore).
E’ solo recentemente che con l’evoluzione delle scienze biologiche e delle neuroscienze è stato rivalutato il lato emozionale e quindi è stato rimesso in discussione l’idea di un ordine del mondo fondato sul dominio del maschio sulla femmina e sui non maschi e dell’essere umano sugli animali. Non è un caso infatti che l’ecologia abbia una connotazione dichiaratamente al femminile. Oltre tutto per realismo storico occorre evidenziare come la società si stia trasformando significativamente al femminile e come il movimento di liberazione del femminile porti un valore aggiunto anche a favore degli uomini e della loro possibilità di uscire dalla gabbia che si sono costruiti di essere circoscritti e auto valutati, nonché accettati dalla società, solo a patto di rispondere ad alcuni parametri che formano il concetto di virilità. Mi pare significativo, per concludere, sottolineare l’evoluzione del femminismo da movimento di liberazione-rivendicazione a rinascita-creativa, propositiva, superando il muro contro muro e anche la stereo tipizzazione delle differenze o il loro annullamento. Non dobbiamo diventare due continenti distanti né un magma indistinto: ognuno a suo modo elaborerà la sua sintesi di maschile e femminile e troverà il proprio completamento in chi risponderà in modo complementare e armonica con una proprio sintesi compatibile. In fondo la metafora del dialogo platonico del “Simposio” resta di grande attualità.

“Manifesto per un nuovo femminismo”
a cura di Maria Grazia Turri
Mimesis
Relazioni Pericolose
18,00 euro

Nessun commento:

Posta un commento