domenica 26 febbraio 2012

I cani di Roma


di Conor Fitzgerald

Roma è conosciuta per i gatti e questo titolo suona curioso, ma presto si scoprirà che tutta la vicenda del giallo ruota intorno ai cani, più precisamente alle scommesse clandestine della malavita romana. C’è chi i cani li ama come Arturo Clemente, vittima per il proprio impegno nella battaglia animalista, di un assassinio, apparentemente casuale. Chi, come la sua amante li ama senza impegno; chi – si intuisce – li ama in modo maniacale e più degli esseri umani; chi, infine, li usa come il padre dell’amante del protagonista dell’accaduto. La vittima, lo sapremo dalla moglie, la senatrice Sveva Romagnolo, donna in carriera apparentemente fredda e presa dalla politica più che dallo stesso figlio - tanto che ha finito per tollerare l’infedeltà del marito - amava i cani con buon senso, sapendo che quelli da combattimento vanno soppressi perché non possono vivere nella società umana, essendo stati programmati solo per ammazzare. Dai cani si parte, ai cani si arriva, nell’unica concessione di spazio alla vita privata del protagonista del libro, il commissario Alec Blume, che finisce per essere accompagnato da un cane, in volo per New York, inseguendo una donna che probabilmente non lo stima, consapevole che forse sta sbagliando qualcosa. Certo si lascia alle spalle un collega morto, la diserzione di un altro, un assassino fatto fuori prima di essere catturato; e ancora, la delusione di essere stato distolto dall’indagine principale per occuparsi di una vicenda di gente comune, nella quale si immerge con dedizione per amore di una ragazzina alla quale vuole restituire la verità anche se non potrà mai renderle la perdita che ha subìto. E’ questo un secondo spunto del personaggio discreto che esce dalla penna dell’autore, non un eroe, affascinante, come ormai siamo stati abituati a conoscere dal piccolo schermo il mondo dei commissari. Blume è un tipo discreto, colto ma senza sfoggi, decisamente low profile, che conduce le proprie battaglie controcorrente senza clamori, fuggendo gli stereotipi dell’opposizione e dell’irriverenza, ormai altamente etichettate dalla letteratura di successo. In una scrittura piana, semplice, non priva di padronanza ed eleganza, Conor Fitzgerald, muove i fili di una trama intricata quanto basta per essere avvincente, senza troppi colpi di scena. Nato a Cambridge nel 1964, vive in Italia da molti anni, dimostrando padronanza della lingua e ottima familiarità con l’ambiente romano, sia quello ufficiale della politica, sia quello sotterraneo delle periferie malavitose. Lo scenario, ideale , per una realizzazione cinematografica, mostra come la politica a braccetto con l’informazione tele-pilotata, penetrino le maglie di tutto il vivere sociale della post modernità, nella Capitale, più che altrove.
Gli aspetti più interessanti sono proprio le tessiture non emergenti, dall’intrigo sottile dei piccoli ricatti giornalistici, alla morbosa curiosità senza scrupoli fonte del successo; alla necessità di difendere l’immagine a tutti i costi per il consenso politico, più importante della stima stessa. Ne è prova la rabbia della vedova di Clemente, umanizzata solo nel veder soffrire il figlio, indignata per una trasmissione televisiva che racconta della complicità erotica del marito con la figlia di un certo Innocenzi, nel giro delle scommesse clandestine, che potrebbe danneggiarne l’immagine, inquinare quella di puro animalista, e di conseguenza quella di lei, ora vedova.
Altro pregio del libro, la figura discreta del Commissario, come già accennato, in un mondo che premia solo gli eccessi. E’ un uomo che si apprezza a poco a poco, screditando in parallelo, il mondo delle forze dell’ordine che ci appare l’altra faccia della malavita.
Sullo sfondo, una Roma da cartina ingrandita, con lo stradario in primo piano, lo zoom che si alza e si allarga sui diversi luoghi, caldo e odore di sangue stantio, rumori di traffico, armi da fuoco, suoni di telefonini e l’abbaiare dei cani. Una Roma molto più familiare e vicina di quanto abitualmente si pensi. Non si può fare a meno di pensare a “Romanzo criminale”.
In Gran Bretagna è già uscito il secondo appuntamento del Commissario Blume.

I cani di Roma
di Conor Fitzgerald
Ponte alle Grazie
18,60 euro

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