“Schegge di anima imperfetta”
Una lunga lettera d’amore
di Sergio
Consanti
I titoli spesso
ingannano o comunque sono fuorvianti; altre volte ammiccanti. Umberto Eco
sostiene che un titolo debba confondere, ma forse (ndr) anche incantare. Il mio sguardo – di questo dono dell’autore
conosciuto in occasione della presentazione del mio ultimo libro a Livorno, si
è posato sul sottotitolo e subito si è perso nelle fantasticherie dell’amore
per una donna. Non ho sbagliato ma neppur indovinato. L’amore sconfinato è
quello di un padre per la propria figlia, una piccola immensa donna. E’ una
lunga lettera che ha un grande pregio, la spontaneità assoluta, senza curarsi
della forma – non perché non sia ben scritto il testo – perché non nasce con l’intento
della bella letturatura. Nasce come uno sfogo intimo, irrequieto e
frammentario, come schegge, che esplodono dal dolore che incendia il cuore e
dissolve l’anima, espandendola verso l’infinito in un anelito di amore da
recuperare o forse riconquistare, magari conquistare per una seconda volta ché
la bambina di allora è cresciuta. La letteratura è però chiamata in causa per
la funzione di purificazione dell’anima, di messaggero discreto anche se su
larga scala – ricordate la funzione di riconoscenza del libro nel film “Le vite
degli altri”? – e ancora ha un intento pedagogico non dichiarato e pertanto
molto forte. La letteratura purifica il proprio dolore, lo universalizza, si
rende servitore di quello altrui, dà voce a chi prova gli stessi sentimenti
senza saperli esprimere e responsabilizza chi legge, che si sente ascoltato
potenzialmente da tutto il mondo. Il
libro, breve, è una lunga lettera, che sgorga fluida e tortuosa come il
raccontare convulso di sé, ad una figlia amata enormemente che si nega al
padre. Il tentativo estremo di un uomo con tanta umiltà di urlare il proprio
amore per renderlo credibile; la richiesta in forma di supplica perentoria – se
l’ossimoro è ammesso – di ascolto, di accettazione del dialogo. Il monologo che
si fa dialogo, nel ricordo dell’infanzia, è un andamento a salti, tra racconti,
lettere nella lettera e citazioni, un pezzo di una narrazione che potrebbe
andare avanti all’infinito e ad un certo punto si interrompe come quasi sempre
accade quando una lettera è molto più di una missiva. E’ una confessione che
brucia e che fa male. E’ la sofferenza di tanti uomini separati dai propri
figli dopo la fine dell’amore e del legame con la loro madre, uomini che non
sono tutti uguali, tiene a precisare l’autore, che ha subìto la fine si una
storia e, pur ammettendo i propri errori, non ha mai smesso di amare la propria
figlia. La frustrazione è struggente soprattutto per quelle vacanze da sogno
mancate e quelle estati a Livorno, nella città natale allegra e malinconica
insieme come le città di porto sanno essere. Credo che il pregio migliore di
questo libro sia il fatto che un uomo è riuscito a commuovermi e non è poco e
mi sono sentita per una volta solidale con un’altra parte, che è sempre la
stessa: quella delle vittime. Che non sono necessariamente i giusti e gli
sconfitti ma coloro che soffrono autenticamente e il dolore non ha differenza
di sesso. Ci sono libri da sottoporre alla critica, altri al pubblico, altri
ancora a chi legge per vivere.
“Schegge di anima imperfetta” Una lunga lettera d'amore
di Sergio Consani
Prospettivaeditrice 12,00 euro
Cara Ilaria, se tu ti sei commossa per aver letto il mio libro, io ho fatto altrettanto nel leggere il tuo post. Hai fatto, più che una recensione, un quadro delle tue emozioni, che da donna, in questo caso hanno un valore importante. Spero che questo mio libro possa essere in qualche modo di aiuto a tanti padri separati che vivono la mia stessa situazione. Il dolore accomuna sempre. Grazie Ilaria, è stato un piacere conoscerti. Sergio
RispondiEliminaGrazie è la parola più usata e più vera leggendo una così bella impressione del libro di Sergio, che tanto mi ha fatto piangere e che spero viaggi verso la sua missione!
RispondiEliminaMi piace il pensiero che condivido, le vittime sono entrambi, un padre e una figlia, intrappolati dentro la paura, di perdersi di nuovo, di non capirsi, di una separazione.
Grazie
Stefania D'Echabur
Ci sono i falsi uomini che recitano il ruolo del maschio ed i veri uomini che vivono da esseri umani. I primi sono fieri di non voltarsi mai indietro seminando dolore e di assolvere al loro ruolo, i secondi tormentano la loro anima per tutta la vita. I primi uccidono in estremo se una donna osa abbandonarli, i secondi si uccidono dai rimorsi. Il libro di Sergio può essere il manifesto di un uomo vero.
RispondiEliminaSilvia