giovedì 10 dicembre 2015

“Vergogna tra le due sponde. La schiavitù contemporanea nel Mediterraneo” di Ezzat el-Kamhawi

Scritto da  Ilaria Guidantoni Martedì, 08 Dicembre 2015

Ricostruzione interessante, documentata, critica, senza pregiudizi ideologici dell’Egitto contemporaneo, dei suoi mali interni ed interiori all’origine dell’emigrazione. Una storia dietro le quinte che difficilmente si conosce e si può capire senza un interprete acuto come Ezzat el-Kamhawi, che dimostra di saper essere poeta della scrittura quanto giornalista e saggista, in grado di puntualizzare le parole e svelare quanti pregiudizi ed interpretazioni forzose esistono in merito all’espressione “Immigrazione clandestina”. Non scontata la sua attenzione alla presenza egiziana nel nostro paese e all’emigrazione di ritorno. Infine un testo che non fa sconti né al proprio paese né all’Europa.

Un saggio e una cronaca dei naufragi, una ricostruzione che non si accontenta di analizzare il fenomeno contestualizzandolo ma ampliando l’orizzonte storico dell’Egitto contemporaneo dal 1952 alle rivolte del 2011, fino ai moti del 2013 e alla vigilia dell’oggi. Un testo giornalistico che diventa anche narrazione di storie e vicende umane nonché approfondimento filosofico e sociologico sulla civiltà egiziana di oggi, quella che non conosciamo, cristallizzati come siamo nella visione di un Egitto che affonda nel mito. A tal proposito interessante il tema del valore del corpo nella civiltà rurale egiziana e del tema della terra che appare come un fil rouge di questo popolo, dal Nilo e le sue inondazioni ma anche il suo essere padre fecondatore e in qualche modo divino, maledetto quanto benedetto ad un tempo, fino alla politica agricola odierna per la quale il ministero preposto si chiama, non a caso, dell’agricoltura e dell’irrigazione. Il tema dell’agricoltura e della condizione miserabile dei contadini dall’epoca dei faraoni a oggi entra nelle pieghe e nei risvolti di un paese che, leggendo questo libro, ci accorgiamo di conoscere come un’immagine lontana nel tempo e fissata una volta per tutte. Nel 2010 succede qualcosa di sconvolgente per un paese nel quale trascurare la terra è un’offesa alla grazia di Dio se non direttamente a Dio: il 30% del terreno è lasciato incolto.

Secondo el-Kamhawi il giovane rurale sopporta dolori diversi da quello di città e non è tutelato dalla legge per il lavoro minorile ma forse nemmeno dalla famiglia che considera il corpo del figlio di proprietà collettiva.

La recensione integrale su Saltinaria.it

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