sabato 25 febbraio 2012

mira


di Oliviero La Stella

Una storia di tutti i giorni, dei nostri giorni e delle nostre città, con Roma protagonista insieme all’Albania. Storia di una cronaca ordinaria, quasi banale, e per questo terribile che in alcuni momenti diventa georeferenziata. Sono luoghi nei quali sembra di camminarci dentro e che spesso è proprio così e allora ci sia chiede quanti dei volti che si incontrano abitualmente e casualmente, dei corpi che si sfiorano per sbaglio, dei quali non ci accorgiamo neppure, possono racchiudere storie come quelle di Mira. Ha il sapore di una fiction, la traccia per un docufilm come molti se ne sono visti in questi anni ma con un pregio in più: l’odore della fiaba che è quello che rende l’arte tale, che stacca lo sguardo del reportage da terra per farlo volare in alto e diventare una storia universale.
Il libro è un affresco della mediocrità diffusa, desolante perché non riesce a godere neppure dei propri vizi, del sesso che non ha il gusto della trasgressione ma solo l’ossessiva ripetizione di una perversione noiosa.
Il romanzo – e in un certo senso mi pare strano definirlo così – è scritto in uno stile diretto, crudo, senza abbellimenti, scarnificato e quotidiano che però spinge il lettore inesorabilmente avanti per capire che cosa accadrà fino alle ultime pagine, per me le migliori ed è un fatto che mi ha colpito perché quasi sempre anche i libri che non mi deludono non mi regalano il piacere dell’ultima parte. E’ una storia con molti particolari ma sempre essenziali e funzionali, senza fronzoli.
L’intreccio è progressivo e due storie si avvicinano, quella della protagonista, la ragazza albanese che dà il nome all’opera; e quella di una coppia profondamente sola, che si è persa negli anni inaridendosi. “La sua esistenza era stata di plastica e compensato come i mobili che lo avevano reso ricco”. Sono due fallimenti diversi ed ugualmente dolorosi, dove alla fine fa capolino la speranza.
La protagonista ne esce con un ritratto lucido, che ci restituisce una figura amorale in un certo senso, forse per la distanza che lo scrittore mette nel giudizio. E’ una figura sciupata dalla vita, che conserva però una certa tenerezza e anche una sua freschezza, malgrado tutto. Sogna senza illudersi, consapevole di chi è soprattutto agli occhi degli altri, come lo può essere una persona intelligente.
Il finale non è aperto ma sospeso, nell’incertezza che è propria della vita che sembra confermarsi come più fantasiosa della nostra immaginazione. Sembra che Mira ci dica che non bisogna arrendersi mai, anche se non è detto che ce la faremo, ma che tentare (il ritorno a casa per lei) è già intravedere la meta.
E’ bello a mio parere il messaggio che viene in un modo che potrebbe apparire banale, la consegna del denaro, perché ci spinge a riflettere sul fatto che la fortuna può arrivare in tanti modi, inaspettati, come i suoi messaggeri e dipende assolutamente da noi l’uso che se ne fa.
“Avrebbe preso il taxi collettivo a Tirana…Dentro di lei montò struggente il desiderio di andare a rivedere tutto questo…Certo sarebbe stata dura ... Chissà se ce l’avrebbe fatta. Avrebbe comunque bussato”.

mira
Fazi Editore
euro 15,00

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