martedì 28 gennaio 2014

Editoriaraba - Egitto, Levante, Golfo, fumetto e letteratura d’emigrazione: ovvero, le novità in libreria

Cosa uscirà in libreria nei prossimi mesi? A quanto sembra molte proposte e tutte interessanti: dal Libano alla letteratura d’emigrazione, dal fumetto d’autore al romanzo siriano, passando per l’Egitto e l’Arabia Saudita. 


GENNAIO

La casa editrice Neri Pozza torna a scommettere sul romanziere e storico egiziano Youssef Ziedan, già autore di Azazel e Nabateo lo Scriba. Al contrario dei primi due, Sette luoghi non è un romanzo storico, bensì un romanzo di formazione su di un giovane uomo arabo contemporaneo, la cui vita si intreccierà inesorabilmente con la Storia. Potete leggere la trama sul sito della casa editrice

Il Profeta e il bambino, di Khalil Gibran. Inediti e testimonianze raccolti e tradotti da Francesco Medici (Editrice La Scuola)
Questo breve, denso e interessante testo raccoglie numerosi frammenti della vita del poeta, scrittore e artista libanese Khalil Gibran, autore de Il Profeta. A breve la recensione su Editoriaraba

La porta del sole, di Elias Khouri (ristampa per l’editore Feltrinelli; traduzione dall’arabo di Elisabetta Bartuli)
Il capolavoro del grande scrittore libanese torna in una nuova versione per Feltrinelli. E se andate aguardare sul sito è anche in sconto


FEBBRAIO 

Il collare della colomba, di Raja Alem(Marsilio)

Questo romanzo della scrittrice saudita Raja Alem ha vinto l’edizione 2011 del premio internazionale per la narrativa araba (quell’anno Alem lo vinse insieme al marocchino Mohammed al-Achaari e il suo L’arco e la farfalla, pubblicato da Fazi).

Quando ad Abu al-Ruùs, in una delle più suggestive zone storiche della Mecca, viene ritrovato il cadavere nudo di una donna, Gli abitanti del quartiere sono profondamente scossi e temono per quanto potrebbe venire alla luce. La vittima, Aisha, custodiva tormentati segreti di famiglia e amori proibiti. Il detective Nasser scopre uno scambio epistolare tra Aisha e il suo amante straniero, che gli svela il lato oscuro della città più amata dai musulmani.


La conchiglia, di Mostafa Khalifa(Castelvecchi)

La conchiglia è stato pubblicato nel 2008 dalla casa editrice libanese Dar al-Adaab. Lo scrittore (1948) è un intellettuale siriano dissidente, che ha passato 12 anni nelle terribili carceri siriane durante il regime di Assad padre, inclusa la prigione di Tadmor di cui altri scrittori siriani hanno parlato in termini paragonabili all’inferno in terra. L’esperienza vissuta da Khalifa è stata riversata in questo romanzo di 300 pagine, che fa parte del filone della letteratura carceraria, suo primo e unico romanzo ad oggi. Già pubblicato in Francia qualche anno fa da Actes Sud, è ancora inedito in inglese.


La primavera araba, di Jean-Pierre Filiu, disegni di Cyril Pomès (Bao Publishing)

Lo storico e arabista francese Jean-Pierre Filiu firma un altro fumetto storico di grande impatto, dopo la riuscita impresa con Il mio miglior nemico. Storia delle relazioni tra Stati Uniti e Medio Oriente (di cui Rizzoli Lizard ha pubblicato la prima parte, la seconda e la terza sono in corso di pubblicazione).


MARZO

Specchi rotti, di Elias Khouri (Feltrinelli; traduzione dall’arabo di Elisabetta Bartuli)

Il titolo originale del romanzo era Sinalcol, una parola spagnola che significa “senza alcol”. Il romanzo, l’ultimo di Khouri, è stato semi-finalista al premio per la narrativa araba dello scorso anno ma non è arrivato in finale. È stato già tradotto in francese (con lo stesso titolo!) ed è in corso di traduzione in inglese.

Su Internet è disponibile la sinossi intera ma ancora non la copertina:

Beirut, gennaio 1990, notte fonda. È il giorno del suo quarantesimo compleanno e Karim Shammas sta aspettando il taxi che lo porterà all’aeroporto a prendere il volo per tornare a Montpellier, dove vivono sua moglie e i suoi figli. Per la seconda volta, a distanza di più di un decennio, si lascerà alle spalle il Libano, Beirut, una società che in quindici anni di guerra civile ha perso tutti i suoi valori di riferimento. Karim Shammas celebra il suo compleanno da solo, in una città al buio, percorsa dalle raffiche di kalashnikov e dai colpi di mortaio a cui, di lì a pochi mesi, si imporrà di partorire la pace. Verrà a raggiungerlo, nella notte, almeno una delle donne che lo hanno accompagnato nei mesi beirutini? Verrà la giovane Ghazaleh, dalla sessualità dirompente? Verrà Muna, la borghese che non vuol sentire parole d’amore banali? Verrà Hind, la fidanzata di gioventù ora moglie di suo fratello? Quel che è certo è che verranno i ricordi. Verranno gli anni dorati dell’infanzia, verrà la sicurezza di un rapporto osmotico con il fratello quasi gemello, verrà l’afflato sessantottino della giovinezza, verrà il cameratismo della militanza. E verranno la paura, la fuga, il ritorno in un paese che non è più il suo paese, verrà la disillusione di chi, non solo in Libano, ha creduto nella giustizia sociale. Tornerà davvero a Montpellier, Karim Shammas?


APRILE

Il libro di Khalid, di Ameen Rihani (Mesogea, traduzione e cura di Francesco Medici)

Poeta, scrittore, giornalista e diplomatico, Ameen Rihani è stato uno dei pionieri della Nahdah, la “rinascita” culturale, sociale e politica araba di inizio ’900. Insieme a Khalil Gibran, le cui illustrazioni originali impreziosiscono questo testo, è stato uno dei principali esponenti della letteratura d’emigrazione.

Un riassunto del romanzo si trova sul sito dell’editore:

Il giovane libanese Khalid, originario di Baalbek, parte per gli Stati Uniti insieme al poeta Shakib, suo amico inseparabile, seguendo l’ondata migratoria dei tanti connazionali che, alla fine del XIX secolo, abbandonano la Grande Siria alla volta dell’America, per sfuggire alla repressione del regime ottomano e allo spettro della povertà.
Stabilitisi a New York trovano lavoro come venditori ambulanti, ma presto l’inquieto protagonista scivola in una vita da bohémien e nella morsa della corruzione politica imperante nella metropoli americana. Amaramente deluso dal Nuovo Mondo, ritorna in patria, dove spera di sposare la donna che ama fin dall’infanzia, ma anche il suo Libano si rivela teatro di varie disavventure. Profeta perseguitato della «Primavera dell’Arabia», Khalid dovrà lottare, in nome dei suoi ideali di libertà e giustizia, contro le autorità ottomane, i Giovani Turchi e il fanatismo religioso.

lunedì 27 gennaio 2014

Sabato 1° febbraio - Ilaria Guidantoni ospite nella puntata di Storie del TG 2, dopo la Mezzanotte

Sabato 1° febbraio Ilaria Guidantoni ospite nella puntata di Storie del TG 2 - che si affianca allo storico settimanale di approfondimento della testata Tg2 Dossier - intervistata da Sandro Petrone, per raccontare attraverso i proprio libri e viaggio il Mediterraneo che sta cambiando e il femminile nella regione del Mare Bianco di Mezzo, dopo le 24.00.

venerdì 24 gennaio 2014

Editoriaraba - Cairo, al via la fiera del libro

Al Cairo è cominciata due giorni fa la Fiera internazionale del libro edizione 45°, la più importante manifestazione letteraria del paese.

Ma in un Egitto che domani celebrerà il terzo anniversario della Rivoluzione del 25 gennaio 2011, molti occhi sono puntati sulle manifestazioni che si terranno sabato nei luoghi simbolo delle proteste e degli scontri di questi ultimi tre anni. Luoghi che toccano anche il quartiere in cui si sta svolgendo la fiera, Nasr City/Madinat Nasr, dove si trovano Rabaa al-Adawiyya e l’università di al-Azhar.

Nonostante alcune indiscrezioni fuoriuscite prima dell’inaugurazione, che sostenevano che l’inizio della fiera sarebbe slittato, la manifestazione culturale è stata inaugurata mercoledì dal presidente ad interim Adly Mansour, il quale però non ha incontrato gli intellettuali e gli editori egiziani come da tradizione. La preoccupazione per le misure di sicurezza era tale che la notizia che Mansour avrebbe effettivamente inaugurato la Fiera era trapelata solo martedì sera.

E stando a quanto scrive Al-Youm Al-Sabi3 (che titola enfaticamente: Gli egiziani sfidano il terrorismo il primo giorno della fiera del libro), le misure di sicurezza dentro e fuori i padiglioni della fiera sono aumentate.

Il clima politico e sociale agitato non sembra aver impensierito più di tanto gli abitanti del Cairo, almeno alle immagini che mostrano un'affluenza ordinaria.

Su Twitter e Facebook inoltre gli editori invitano i lettori ad andarli a trovare nel loro stand.

Lo slogan di quest’anno è “Cultura e identità”. Alla fiera parteciperanno circa 700 editori provenienti da 24 paesi e il Kuwait sarà l’ospite d’onore. Taha Hussein, uno dei più grandi intellettuali della storia moderna egiziana, verrà ricordato con una menzione speciale in occasione dei 40 anni dalla scomparsa e 20 delle sue opere più rare verranno ripubblicate.

Inoltre, il sito della fiera è stato rinnovato; gli organizzatori stanno postando foto sulla fanpage ufficiale e qualcosa anche su twitter @cairobookfair.

Ci sono poi gli hashtag da seguire (se siete amanti del genere): #cairobookfair, o معرض_الكتاب#.

Infine, spulciando su Facebook si trovano  alcune copertine interessanti di testi da poco pubblicati, tra cui spunta un nostrano Massimo Carlotto tradotto in arabo, giusto in tempo per l‘incontro di mercoledì prossimo a Roma.

Nei prossimi giorni una lettrice del blog visiterà la Fiera e inshallah potremo leggere le sue impressioni.

"Lampedusa" Conversazioni su isole, politica, migranti di Giusi Nicolini con Marta Bellingreri

Giovedì, 23 Gennaio 2014   Ilaria Guidantoni

Una conversazione, più che un’intervista o un reportage. Questo è per me “Lampedusa”, viaggio su uno scoglio cesura e ponte tra due continenti, l’Europa e l’Africa, isola nel senso dialettico e contraddittorio del termine, terra di confine e confino appunto, approdo degli ultimi, umiliati e offesi. Una lunga chiacchierata che dell’intimità di una conversazione riporta il tu informale, il suo andare e venire senza una traiettoria tracciata, divagazioni e richiami a riprendere il filo.

Si avverte la confidenza e la consuetudine di due persone rispetto a
Giusy Nicolini
quello che raccontano, frutto di una condivisione vissuta e partecipata insieme. Anche per chi, come me, non è mai stato sull’isola, è come esserci, gettati in mezzo ai suoi disagi, ai suoi problemi. Per un giornalista vi si trovano denunce e informazioni, ma sembra che il libro nasca più da un’esigenza interiore, di restituire un’emozione, di non perdere la memoria, come quando ci si affida ad un diario, piuttosto che pensato per un pubblico. Non si sente nessun ammiccamento, nessuna volontà didattica, anche a costo di costringere chi legge a trovare un filo, a seguire i sentieri tortuosi di un vissuto, a rincorrere e perdersi nella frammentarietà del discorso parlato, senza troppa rielaborazione. In fondo le domande sono un assist, un commento talvolta, tal’altra un intermezzo, una cucitura, che spesso terminano con dei puntini di sospensione e non con un punto interrogativo.

Marta Bellingreri
E’ un conversare sincero, un discutere, due punti di vista complementari che convergono su uno scoglio centrale nel Mediterraneo. Dal libro emerge un appello come quello del sindaco di Lampedusa e Linosa, Giusy Nicolini, il 13 luglio 2013. E’ più forte l’invito a rimboccarsi le maniche, la determinazione alla concretezza, la forza dell'esempio, piuttosto che la rabbia, la denuncia. E’ questo anche il senso del libro che Marta Bellingreri, autrice palermitana di storie e reportage – con esperienze in Siria, Libano, Egitto, Palestina, Giordania e Tunisia dove ha vissuto tra il 2012 e il 2013 e dove l’ho conosciuta – porta avanti come una studiosa e un’attivista che ha fatto esperienza sul campo prima di essere scrittrice (si è occupata di minori migranti a Lampedusa e Roma). L’ammirazione per Giusy Nicolini che emerge dal testo fin dal titolo è per il suo essere attivista in prima linea, parte coinvolta e non solo sguardo intellettuale, fin da quando era esponente di Legambiente.

La recensione integrale su Saltinaria.it

martedì 21 gennaio 2014

“Noi ancora una volta” di Marie Therese Taylor

Sulla rete un Decamerone tutto al femminile

L’Italia degli anni Ottanta del Novecento fa da sfondo a un’intrigante concatenazione di racconti. L'Italia pubblica del boom economico e delle Brigate Rosse ma anche l'Italia privata del Carnevale di Venezia, del sesso allegro, della Milano da bere. I ricordi di cinque donne che hanno passato la cinquantina, e hanno trascorso i loro anni di fulgore in maniera effervescente, sono inframmezzati dal thriller che stanno vivendo.
Relazioni tra madri e figli, intrighi e attriti tra fratelli, amori leciti e illeciti, amori sopportati, amori ostacolati: dall'amore titubante cercato da chi sa che potrebbe essere l'ultima chance all'amore tenero di chi ricorda il passato con ansia fino all'amore furioso di chi ha il coraggio di fare una scelta fuori dalle regole.

Noi, ancora una volta è la storia di cinque amiche che si ritrovano tutti gli anni, lo stesso giorno, alla stazione Termini, al Caffè Trombetta. Un anno imprecisato del duemila… se ne presenta una in meno. Un’assenza–presenza. Si scopre che ha avuto un grave incidente ed è entrata in coma. Le altre, per farla risvegliare, si danno il cambio per farle sentire musica e storie a lei familiari. Ognuna di loro dirige una giornata con un tema musicale e letterario. Si svolgono cosi in parallelo le storie raccontate dalle amiche che affrontano temi come: gli anni ottanta, l'amore, i tradimenti, i rapporti generazionali e le peripezie esistenziali della loro quinta amica. E` stato un tentativo di omicidio, di suicidio? Un po’ come nel Decamerone, ognuna delle ex ragazze dà un tema specifico e le altre raccontano una storia  su quel tema, in modo da riuscire a coprire con la voce parte delle 24 ore; la notte, invece, provvedono con le musiche, scegliendo quelle che hanno segnato la loro vita. 
Francesca, la manager, dirige la prima giornata e sceglie come tema gli anni della loro giovinezza, gli anni Settanta nei quali andavano al liceo e quelli appena dopo, gli opulenti Ottanta. I racconti ruotano intorno ai sogni e alle speranze di un’intera generazione post-sessantottina, convinta di poter cambiare il mondo, anche con la lotta armata. Raccontando queste storie, le donne maturano anche una riflessione sulla loro vita, su quello che hanno ottenuto e su quello che sono diventate oggi. Come fa Francesca, single convinta e grande seduttrice, che non può fare a meno di riflettere amaramente sul passare del tempo. 
L’amore e l’eros, il motore di tutte le cose, è il tema della seconda giornata, condotta da Roberta,la pittrice. I racconti scandagliano le dinamiche che scoccano quando si ama, scavando nelle differenze che esistono tra il sesso di una unione consolidata rispetto a quello di rapporti più trasgressivi. 
Nella terza giornata Angelica, l'insegnante, affronta il tema del tradimento. Tutti i racconti si imperniano sulle diverse angolature da cui guardare queste tematiche, anche su piani non sempre razionali; si inserisce anche un elemento paranormale. Angelica non ha scelto il tema a caso. È convinta che suo marito Enzo la tradisca, e non può fare a meno di pensare al modo in cui Enzo è cambiato, dai litri di profumo con cui si cosparge alla tintura dei capelli per sembrare più giovane.
Il quarto giorno all’ospedale Angelica non è presente per problemi con la figlia Enrica. In compenso e` arrivata Dayita, amica di Margherita conosciuta in un viaggio in India. Prendendo spunto dalla sua presenza, Marie Thérèse decide che il tema del giorno sarà il confronto tra culture diverse e generazioni diverse. Quando arriva il turno di Dayita, questa nel suo racconto rivela la sua tormentata storia d’amore con Margherita, troncata dalla decisione di Dayita di andarsene a Parigi per evitare all'amata  un conflitto con i suoi figli. 
Il suono della voce risveglia Margherita. 
Si scopre che il terribile incidente era stato causato dal suo modo di guidare fuori dalla grazia di Dio, esasperata dalla terribile litigata avuta con suo figlio Giovanni al quale aveva rivelato la sua relazione con Dayita.
Roberta torna dai suoi figli, in Versilia. Angelica lascia il marito e con sua figlia Enrica va alla ricerca di una nuova vita. Francesca viene contattata da Edward per trasferirsi a Sidney.  Margherita va a vivere con Dayita. Marie Therese seduta al Caffè Trombetta riguarda i suoi appunti presi durante i giorni del coma di Margherita e cambia la sua sorte di scrittrice. Ognuna di loro, quindi, prende in mano il proprio destino e decide di accettarlo o di cambiarlo, con quella caratteristica forza che ogni donna possiede.

Marie Therese Taylor 
E’ un personaggio reale? o si va componendo con le storie di ognuno di noi
Chi si nasconde dietro questo nome? L'autrice è una persona che ha vissuto i rutilanti anni Ottanta del Novecento e guarda con stupore e curiosità al terzo Millennio. Osserva il continuo evolversi della società mantenendo però sempre intatta la ricerca del Santo Graal della felicità. Vede sempre il lato divertente di ogni cosa. Prima Seconda Terza repubblica tre atti del gran vaudeville teatrale. Figlia di un pittore irlandese e di una cantane francese nasce e studia a Roma dove i genitori risiedono dagli anni Cinquanta. Giovanissima inizia a fare la giornalista corrispondente di pezzi di colore nei paesi endemicamente in conflitto, sposa un collega che viene ucciso in un'azione di guerra. Dopo aver assistito alla lapidazione di una ragazzina abbandona il mestiere di corrispondente per darsi alla scrittura di romanzi ambientati in quei paesi. Piena di ammiratori di ambo i sessi non gli si riconoscono legami stabili. Ha vissuto per un lungo periodo tra la Versilia e le Alpi Apuane. Attualmente vive in Australia dove passa il suo tempo tra la scrittura e l’invenzione di nuove iniziative imprenditoriali sempre un po’ bislacche.

Noi ancora una volta
di Marie Therese Taylor 
Narrativa contemporanea. Diario. Amicizia. Memorie sensuali amorose.
Narcissuss editore
In vendita da Kindle Store di Amazon ad iBooks Store di Apple, Kobo, Barnes&Noble, UltimaBooks e molti altri ebook store nazionali
Utilizzando le nuove tecnologie si può leggere il testo ed ascoltare le musiche ricordate nel racconto

La presentazione su Saltinaria.it

“VERSO ALTRI CIELI" Il guardare e il sentire oltre l’imprendibilità, di Floriana Porta

Sabato, 18 Gennaio 2014 Ilaria Guidantoni

Qualcosa sfugge
alle cose e al mondo
e si abbandona
a sentimenti estremi
chiudendosi in mondi separati
fluttuando fra piano e pianissimo.
Dalle parole alla musica
in libertà
verso altri cieli.

Un assaggio che assomiglia ad un haiku, così mi sono apparse le composizioni di questa giovane poetessa che mi ha colpita per il garbo con il quale si propone e con il quale fa conoscere la propria opera. Ho scoperto solo dopo che l’associazione non era un’impressione sbagliata e che lei stessa compone in questo stile giapponese che è ad un tempo di grande modernità, per la sua essenzialità, nitidezza e classico, ieratico. Così mi appare lo stile giapponese ed è forse per questo aspetto contraddittorio che ci conquista: la sua attenzione maniacale allo stile e una qualche freddezza, almeno in superficie, che assomiglia molto al nostro tempo. Il comporre di Floriana porta, assomiglia a questo sentire perché i suoi versi sono antichi, composti, preziosi nel linguaggio con qualche ricercatezza al limite dell’accademismo, il desiderio per la parola dimenticata, per la perfezione linguistica che si è persa; nello stesso tempo, le sue composizioni sono aperte: l’istantaneità dell’immagine rimanda all’incompiuto. Solo apparentemente sono un verseggiare dolce e sereno: dietro questa linearità senza orpelli c’è il senso della solitudine, l’infinito troppo grande per essere anche solo immaginato, a partire dal titolo, “Verso altri cieli”, una tensione che non si acquieta e che si espande.


Il cielo, che è un elemento molto presente, insieme al mare, nelle composizioni della poetessa torinese, si fa plurale per esaltare la sua immensità. L’anelito all’eterno infatti non è definito in modo unidirezionale ma naufraga nell’indeterminatezza che è il lato tragico ed intrigante della vita. Ci si affeziona ai versi di Floriana, poco a poco, mentre all’inizio si scorrono veloci le pagine che sembrano quadretti ben dipinti, dove si sente forse il mancare di una storia, il gusto per l’istantaneo e il bisogno d’altro che non viene; poi si gusta quell’indeterminatezza che apre un mondo ed è in quello stare in bilico, nella capacità di non scegliere mai una volta per tutte da che parte del crinale stare, l’abilità del suo sentire. 

La recensione integrale su Saltinaria.it

Editoriaraba - “Le nozze di al-Zain” e il piccolo mondo universale di Tayeb Salih

Questa recensione è apparsa domenica su OsservatorioIraq.

Dalla penna dello scrittore sudanese Tayeb Salih (1929-2009), autore dell’insuperato capolavoro La stagione della migrazione a Nord, nasce il breve e sorprendente racconto Le nozze di al-Zain, tradotto dall’arabo da Lorenzo Declich e Daniele Mascitelli e pubblicato dalla casa editrice Sellerio (2013).

Le nozze di al-Zain è un piccolo gioiello la cui storia narrata si svolge nello stesso villaggio affacciato sulle sponde del Nilo in cui lo scrittore ambientò La stagione della migrazione a nord. Ma se quest’ultimo era attraversato da una vena fortemente drammatica, in Le nozze di al-Zain sono la comicità e la tranquillità della vita quotidiana i temi portanti.

Al-Zain, il protagonista del racconto, ci viene presentato quasi come fosse l’idiota del villaggio: alto e sgraziato come una “giraffa”, dalle spalle ricurve e il petto cavo, appena nato non aveva pianto ma era esploso in una risata che sin dai primi mesi faceva ridere fino alle lacrime donne e bambini. Al-Zain che aveva perso i denti a sei anni e che non aveva mai avuto barba, ciglia o sopracciglia, ma che era amico dei più disgraziati e dei più umili del villaggio.

Al-Zain, ridicolo nell’aspetto, che possiede però la straordinaria capacità di innamorarsi di tutte le più belle giovani fanciulle della zona, le quali tuttavia, dopo che il suo sguardo ardente si era posato su di loro, andavano subito dopo in sposa ad un altro, come per magia. Le madri delle giovani del villaggio lo adorano e se lo contendono perché sanno che quando al-Zain si innamora delle loro figlie, queste poco dopo combinano un matrimonio da favola.

Al-Zain, dallo spirito allegro, non manca a nessuno di questi matrimoni, portando per i villaggi la sua risata prodigiosa e immergendosi tra gli zagharid festanti delle donne e i banchetti rigogliosi di cibo.

Finché la placida vita del villaggio in cui vive viene travolta dalla più incredibile delle notizie: finalmente al-Zain si sposa e, questa volta, per davvero. Il matrimonio di al-Zain diventa dunque la molla, l’espediente narrativo, da cui prende avvio questo racconto breve, tenero e dal sapore universale.

Eventi incredibili, che assumono la dimensione del mito, accadono nel villaggio fino ad allora quieto e sonnolento, e vengono raccontati con dolcezza dalla voce carezzevole di Salih:

“Era stato poco prima della preghiera della sera, ed è quello il momento in cui le preghiere vengono esaudite, specialmente grazie ai pii santi di Dio come al-Hunain. Il paese era calmo e tranquillo, eccetto che per un salubre venticello che giocava con le fronde delle palme. E tutti quanti (…) tutti ricordavano quella notte, distintamente come fosse stata la notte precedente, quando le tenebre vellutate e spesse si accovacciarono ai piedi del paese, non fosse che per le deboli luci delle lampade che filtravano dalle finestre e la luce brillante della grande lampada nel negozio di Sa’id. Era il periodo in cui cambia la stagione, fra l’estate e l’autunno...

lunedì 20 gennaio 2014

"Il lato oscuro degli uomini". Presentazione a Roma - Libreria Feltrinelli, 23 gennaio

Roma, giovedì 23 gennaio 2014 ore 18.30
presso la Feltrinelli Libri e Musica, Galleria Colonna

Presentazione del libro a cura di Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini
Il lato oscuro degli uomini
La violenza maschile contro le donne. Modelli culturali di intervento
Una ricerca inedita sulle esperienze rivolte agli uomini violenti che si svolgono in Italia nelle carceri e nei centri pubblici e privati, in un quadro di comparazioni con altre esperienze nazionali. Il dibattito politico e culturale in corso sulla "questione maschile" che sottende la violenza di genere.

Le curatrici ne parlano con Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato
                                             Maura Misiti, ricercatrice Cnr, coautrice con Serena Dandini di  "Ferite a morte"     
                                             Claudio Vedovati, Maschile Plurale

Un libro che analizza profili, comportamenti, ragioni e vissuti degli uomini autori di violenze sulle donne e di femminicidio. Chi sono? Perché sono violenti? 
Come intervenire? Inasprire le norme non basta. Bisogna agire sui modelli culturali fondati 
su quegli equilibri patriarcali di potere contro i quali hanno lavorato fin dagli anni Ottanta 
i Centri antiviolenza e le Case per donne maltrattate. Comprendere che la violenza 
sulle donne è prima di tutto un problema degli uomini, tutti, significa spostare l’attenzione dalle vittime agli autori. Nel volume vengono censite per la prima volta in Italia 
le esperienze d’avanguardia rivolte agli uomini violenti – nelle carceri e nei centri, 
pubblici e privati – in Italia e all’estero. 

giovedì 16 gennaio 2014

Editoriaraba - Di Niccolò Ammaniti in arabo

La casa editrice E/O ed Editoriaraba invitano alla presentazione delle traduzioni in arabo di Io non ho paura e Io e te, di Niccolò Ammaniti

I testi sono stati co-pubblicati da E/O, all’interno della collana di traduzioni in arabo Sharq/Gharb, e dalla casa editrice italo-egiziana Baad el-Bahr, curata da Stefania Angarano (tra l’altro, organizzatrice del Cairo Mediterranean Literary Festival).

Ci saranno Chiara Comito di Editoriaraba e Rabii El Gamrani, blogger ed esperto (e appassionato) di letteratura araba, i cui interventi tante volte sono stati pubblicati sul blog.



Sarà naturalmente un’occasione per parlare non solo di letteratura italiana tradotta in arabo, ma anche di letteratura araba tradotta in italiano, scambi, incontri, traduzioni, interferenze e commistioni.

martedì 14 gennaio 2014

La tutela nazionale e internazionale dei diritti delle donne, Lunedì 20 gennaio Arezzo

Anteas onlus 
Liceo Artistico Piero della Francesca 
Comune di Arezzo

Neanche con un fiore…
Basta con la violenza alle donne!

Un progetto del Liceo Artistico ‘Piero della Francesca’ di Arezzo
in collaborazione con associazione Anteas onlus

La tutela nazionale e internazionale dei diritti delle donne

Lunedì 20 gennaio 2014, ore 10.30
Casa delle Culture
piazza Fanfani, Arezzo


Intervengono:

- Introduce Carla Nassini, Docente di lettere nel liceo e Coordinatrice del progetto dedicato al tema della violenza di genere 

- Modera Stefania Magi, Assessore Pari Opportunità del Comune di Arezzo 

Parlare ai giovani 
- Francesco Romizi, Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Arezzo: l’esperienza del mondo Arci e della cooperazione internazionale 

- Luciano Tagliaferri, Rettore del Convitto Nazionale e Dirigente Liceo ‘Piero della Francesca’ 

- dott.ssa Ilaria Guidantoni, Giornalista e Scrittrice 
La condizione della donna nei paesi dell’area del Mediterraneo 

- avv. Vittorio Martinelli 
La tutela della donna nel Diritto internazionale: il tema in riferimento all'evoluzione storica della tutela dei diritti delle donne negli ultimi decenni 

- avv. Sabrina Candi
Lo stalking e la disciplina vigente nel Codice penale italiano: la legislazione italiana con particolare riferimento allo stalking 

- sen. Donatella Mattesini 
La recente Legge sul femminicidio e le relative modifiche

Durante la mattinata saranno letti brani tratti dai volumi di Ilaria Guidantoni, giornalista e scrittrice, e sarà proiettato un video realizzato dagli studenti del Liceo Artistico sul tema della violenza domestica.

la poesia "la Sopravvissuta" dalla raccolta di Poesie e racconti Prima che sia Buio (Colosseo Grafica Editoriale) con il corto cinematografico dell'Associazione Gli Utopisti
"Chéhérazade non abita qui", racconto da Chiamarlo amore non si può (Casa Editrice Mammeonline)
Alcuni passaggi del capitolo "L'uomo dal fiore all'orecchio" dal romanzo politico Tunisi, taxi di sola andata (NoReply Editore)
Alcuni passaggi del reportage Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia (Albeggi Edizioni)

Editoriaraba - Suad Amiry vince il Premio Nonino 2014

L’architetto e scrittrice palestinese Suad Amiry ha vinto il Premio Nonino, sezione “Risit d’Âur”, usualmente dedicata a chi promouove le culture locali e le preserva dall’oblio(la Palestina è un caso emblematico).
Lo riporta il sito dell’omonima azienda di grappa del Friuli, il cui premio internazionale nato nel 1975 è giunto ormai alla sua 39° edizione. Insieme a Suad Amiry, ma in sezioni differenti, sono stati premiati: lo scrittore portoghese Antonio Lobo Antunes, lo psichiatra e scrittore Giuseppe dell’Acqua e il filosofo e scrittore francese Michel Serres.
Suad Amiry ha ricevuto il premio per “essersi sempre battuta per la pace. (…) ha fondato il Riwaq Centre for Architectural Conservation in Ramallah – che lei stessa ha diretto per anni – nato per proteggere e catalogare lo straordinario patrimonio artistico palestinese e con esso le tradizioni e la memoria del suo popolo, basi necessario per costruire un futuro possibile”.
La Giuria del Premio Nonino, presieduta da V.S. Naipaul, premio Nobel per la Letteratura 2001, era composta da Adonis, John Banville, Ulderico Bernardi, Peter Brook, Luca Cendali, Antonio R. Damasio, Fabiola Gianotti, Emmanuel Le Roy Ladurie, James Lovelock, Claudio Magris, Norman Manea, Morando Morandini, Edgar Morin ed Ermanno Olmi.
La consegna dei premi avverrà presso le Distillerie Nonino a Ronchi di Percoto, sabato 25 Gennaio 2014 alle ore 11.00, presenti tra gli altri Adonis (sarà proprio il poeta siriano a consegnare il Premio a Suad Amiry), Antonio R. Damasio, John Banville, Emmanuel Le Roy Ladurie, Claudio Magris, Edgar Morin, V.S. Naipaul, Ulderico Bernardi ed Ermanno Olmi.
Di Suad Amiry in italiano potete leggere i seguenti libri, tutti editi da Feltrinelli:
Sharon e mia suocera (2003), Se questa è vita (2005), poi ripubblicati assieme in “Universale Economica” (2007),  Niente sesso in città (2007), Murad Murad (2009) e l’ultimo Golda ha dormito qui (2013), di cui l’autrice ha parlato in un’intervista pubblicata su editoriaraba: Intervista a Suad Amiry: la casa, l’assenza, la presenza e l’ossessione palestinese della perdita nel suo nuovo libro “Golda ha dormito qui”.
Il libro è stato anche recensito da Osservatorio Iraq in occasione della presentazione organizzata a Roma non molto tempo fa: “Palestina, ci lascerai mai liberi?” Incontro con Suad Amiry.

giovedì 9 gennaio 2014

Come raccontare la Grecia?

Ci sono molti, infiniti modi, e siamo per lo più abituati, assuefatti a quelli tipicamente giornalistici o per meglio dire televisivi. Un collega, un amico, un profondo conosciutore di questo Paese, di cui è innamorato e critico lucido ad un tempo, ha pubblicato in questi giorni "Greco Eroe d'Europa" per Albeggi Edizioni. Lo abbiamo segnalato e lo recensiremo a breve. Per ora abbiamo hiesto direttamente all'autore come ha scelto di raccontare la culla dell'Europa.

"Chi l'ha detto - ci ha confessato Francesco De Palo - che per raccontare la Grecia in crisi si debba per forza toccare rassegnazione e pessimismo? C'è un sottile fil rouge, nei millenni di storia di questo popolo, che può essere assunto come costante caratterizzante per definire circostanze e individuare soluzioni: l'essere Greco. Il dna di questo popolo che, proprio quando si trova sull'orlo del baratro senza più alcuna speranza di risollevarsi, ecco che rinasce. Per ribaltare il tavolo, per rintuzzare gli attacchi avversari e riequilibrare la partita. Per dare un segno di vita oltre tutte le morti. Da qui, Molòn lavè, la celebra frase pronunciata da Leonida contro re Serse: “veniteci a prendere”, oggi ancora attuale. 
Grazie a quegli slanci, di coraggio e reazione, occorre ragionare su quale Europa, o quali Europe, perseguire e strutturare. E farlo adesso, perché domani è già tardi".

GRECO
Eroe d’Europa

Esce nei giorni di apertura del semestre greco di Presidenza UE il libro del giornalista Francesco De Palo.
Una fotografia della Grecia tra scandali e degrado sociale, accanto a storie d’onore e di coraggio di ieri e di oggi.
Sulla copertina, i riflessi di un’acqua cristallina e poi uno strappo, dal quale fuoriescono mani con il palmo aperto: è il gesto della mounza, una protesta-insulto divenuto simbolo della reazione alla troika e al Governo di Atene durante i giorni dei raduni in piazza, quando i greci si facevano fotografare con le mani alzate contro il Parlamento.

Il libro di De Palo è una fotografia della Grecia di oggi, alle prese con disperazione e fame, con scandali e sprechi e con il fenomeno inquietante di Alba dorata. Accanto a questa fotografia, storie di coraggio, passate e presenti, pulite, alte ed edificanti che questa terra - che ha dato i natali alla filosofia, alla democrazia, alle arti e alla medicina - è riuscita ad esprimere. Da queste storie, sostiene l’autore, occorre ripartire per risorgere e cambiare di nuovo le sorti della Storia.
Il confronto è impietoso: da una parte il coraggio con cui Leonida alle Termopili pronunciò la celebre frase “Veniteci a prendere!”, o quello di Athanasios Diakos, uno dei protagonisti della resistenza greca contro i turchi, con la sua “Nato greco, morirò greco”, dall’altra parte la pervicacia con cui le classi dirigenti greche hanno trasformato un paradiso terrestre in un luogo dove oggi è tornata la tubercolosi, dove i malati di cancro devono pagare la chemioterapia, dove un greco su quattro vive con meno di seicento euro al mese, dove in alcune scuole di Atene i bambini si accasciano sui banchi per la fame, mentre illustri membri della Casta affollano la lista degli evasori tra fondi neri e lingotti d’oro in Svizzera, come ha cercato di dimostrare il giornalista greco Kostas Vaxevanis, di cui nel libro si pubblica un’intervista.

E poi il razzismo: la Grecia trabocca di immigrati (3 milioni su 11 di popolazione totale) la maggior parte dei quali vive in condizioni disumane. I cittadini si ribellano, la politica estrema cavalca l'onda della protesta per iniettare il veleno della xenofobia in un tessuto sociale già altamente provato. Ecco allora la richiesta di Alba Dorata di garantire le cure solo ai cittadini greci, di non dare elemosine agli immigrati, di mettere mine antiuomo alle frontiere, di arresto immediato ed espulsione di tutti gli immigrati illegali. Ecco le frasi da choc in stile hitleriano, le ronde e i pestaggi.

I greci si sono visti diminuire stipendi, pensioni e indennità del 20%, introdurre nuove tasse, aumentare l’IVA al 23%. Duemila i suicidi dall’inizio della crisi; quasi un quarto di cittadini ellenici disoccupati; record dei paesi Ocse dei bambini sottopeso; il numero dei senzatetto raddoppiati in dodici mesi ad Atene. La “casta” ellenica continua però ancora imperterrita a sprecare il denaro pubblico. E’ la politica, sostiene l’autore, che ha prodotto la voragine finanziaria che lascia l’eurozona col fiato sospeso: la stessa politica che proprio in quel lembo di Mediterraneo tremila anni fa ha avuto origine oggi sta dando il peggior spettacolo della Storia. 

E allora, è proprio da questa Grecia in cui si forgiò la prima forma di unione europea, proprio da questa Grecia in crisi, che occorre far partire una nuova strategia, secondo l’autore.
Non sia tabù riflettere - dichiara Francesco De Palo - ora che ha preso il via l’anno “Mediterraneo” di presidenza europeo, (semestre greco e italiano), sull’eventualità di un doppio binario di Unione e sulla necessità di un nuovo Rinascimento “euromediterraneo”. Perché l’Europa, o è Mediterranea, o non è.

Francesco De Palo, barese classe ’76, è giornalista freelance, scrittore e blogger. Laureato in giurisprudenza, scrive di Mediterraneo e di politica per Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Formiche, Rivista Il Mulino e dirige il magazine Mondo Greco. Profondo conoscitore della Grecia che frequenta assiduamente dal 1996, parla il greco moderno: ha seguito in loco nel 2012 le elezioni greche e il dossier troika.

mercoledì 8 gennaio 2014

Editoriaraba - Arabic Booker 2014: annunciati i 16 romanzi concorrenti

Comincia il countdown per sapere chi vincerà l’annuale premio internazionale per la narrativa araba. Ma andiamo per gradi. Poco fa sono stati annunciati i 16 romanzi in gara, selezionati tra 156 titoli provenienti da 18 paesi: eccovi autori, titoli e case editrici.

Pochissimi nomi femminili e molti nomi già noti anche in Italia:

Ibrahim Abdelmeguid, Alessandria nelle nuvole, Dar El Shorouq (Egitto)

Badryah El-Bishr, Canzoni d’amore a via al-Asha, Dar al Saqi (Arabia Saudita)

Antoine Douaihy, Il portatore della rosa viola, Arabic Scientific Publishers (Libano)

Amir Tag Elsir, 366, Arabic Scientific Publishers (Sudan)

Youssef Fadel, Un raro uccello blu che vola con me, Dar al-Adab (Marocco)

Ismail Ghazali, La stagione della pesca del luccio, Dar al-Ayn (Marocco)

Ismail Fahd Ismail, La fenice e l’amico fedele, Arabic Scientific Publishers (Kuwait)

Inaam Kachachi, Tashari, Dar al-Jadid (Iraq)

Khaled Khalifa, Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città, Dar al-Ayn (Siria)

Ashraf al-Khamaisi, La terra d’esilio di Dio, al-Hadara (Egitto)

Waciny Laredji, Ceneri d’Oriente: il lupo cresciuto nella terra selvaggia, al-Jamal (Algeria)

Abdelrahim Lahbibi, I viaggi di Abdi, figlio di Hamriyya, Africa East (Marocco)

Ahmed Mourad, L’elefante blu, Dar el-Shorouq (Egitto)

Ibrahim Nasrallah, Il balcone sull’abisso, Arabic Scientific Publishers (Giordania-Palestina)

Abdel Khaliq al-Rikabi, La triste notte di Ali Baba (Iraq)

Ahmed Saadawi, Frankenstein a Baghdad, al-Jamal (Iraq)

L’IPAF (International Prize for Arabic Fiction), o Arabic Booker, è stato istituito nell’aprile del 2007 dall’ente per il turismo e la cultura degli Emirati Arabi Uniti, con il supporto della Booker Prize Foundation di Londra, con l’obiettivo di dare un riconoscimento alla narrativa in arabo di qualità, premiare gli scrittori e aumentare il numero di lettori di questa letteratura attraverso la traduzione.

È il premio letterario arabo più importante del mondo, ma la sua importanza non è confinata entro la regione araba bensì si estende anche al di fuori: il vincitore e i 6 romanzi che arrivano in finale ricevono un bel po’ di attenzione a livello internazionale e hanno l’opportunità di farsi conoscere al pubblico e agli editori stranieri.

Gran parte di quanto viene tradotto dall’arabo in termini di narrativa ogni anno infatti tra origine proprio dai titoli che arrivano nella finale o nella longlist del premio. E basta scorrere i titoli pubblicati in italiano negli anni precedenti per rendersene conto: fatte salve le debite eccezioni, nei premi precedenti ritroviamo nomi come Elias Khoury (Einaudi-Feltrinelli), Hoda Barakat (Ponte alle Grazie-Jouvence), Jabbour Douaihy (Feltrinelli), Youssef Ziedan (Neri Pozza), Mohammed al-Achaari (Fazi), Raja Alem (Marsilio), Rabee Jaber (Feltrinelli), Ali al-Muqri (Piemme), Khaled Khalifa (Bompiani), Habib Selmi (Mesogea), Amir Tag Elsir (Nottetempo), Sahar Khalifa, Alawiya Sobh (Mondadori).

Lo scorso anno il primo premio è andato al giovane scrittore kuwaitiano Saoud al-Sanousi per il suo romanzo Gambo di bambù. Negli anni precedenti avevano vinto il premio: Rabee Jaber con I drusi di Belgrado (2012), Mohammed al-Achaari con L’arco e la farfalla e Raja Alem con Il collare della colomba (2011), Abdo Khal con Lanciando scintille (2010), Youssef Ziedan con Azazel (2009), Bahaa Taher con L’oasi del tramonto (2008).

Il premio viene assegnato ogni anno ad Abu Dhabi nella serata che precede l’inaugurazione della Fiera internazionale del libro di Abu Dhabi, una delle più glamour, scintillanti e fotografate fiere del libro del mondo arabo.

I 16 romanzi verranno ristretti a 6 e la rosa dei finalisti verrà annunciata il prossimo 10 febbraio ad Amman in Giordania. Nell’occasione verranno anche svelati i nomi dei giudici che hanno selezionato i titoli in lizza. Di solito si tratta di critici letterari, accademici, scrittori e intellettuali arabi e internazionali.

"Alcazar, Ultimo spettacolo" di Stefania Nardini


 Martedì, 07 Gennaio 2014  Ilaria Guidantoni

Un tuffo nella Marsiglia al tempo della Resistenza, una storia d’amore, di dolore, di delusione nutrita della luce, dei sapori e delle voci di questo porto meticcio sul Mediterraneo. Nel libro filtra, senza enfasi né eccessi sentimentali, il doppio legame dell’autrice con questa città, l’Algeri del nord, e con la madre della quale racconta la storia. E’ la storia della vita attraverso il teatro in un intreccio di finzione e realtà, molto più realista e spietato di un bollettino di guerra; è anche la storia della pietà e del rispetto per l’essere umano da una parte, della violenza che calpesta chiunque si qualifica come ‘diverso’ con la banalità del male: sia un omosessuale o una donna di teatro o ancora un oppositore del regime. Per questo il libro è anche di grande attualità. Suggestiva senza essere oleografica la ricostruzione del dedalo della città e dei suoi umori. Interessante la scrittura, asciutta, piegata alle infiltrazioni dell’argot, del linguaggio malavitoso e greve ma con inaspettate punte di lirismo, accoglie gli idiomi diversi di quella città di frontiera, rifugio e nascondiglio di persone in cerca di un altrove. E’ anche la storia dell’unico amore assoluto possibile per un uomo, quello per un figli.

Ho visitato Marsiglia perché ho incontrato Stefania Nardini nell’estate del 2012 al Festival delle Storie della Valle di Comino; ho cominciato a leggere Jean-Claude Izzo perché lei mi ha raccontato del suo libro su questo scrittore, ho ripercorso sentieri camminati con questo libro che sposa un’altra mia grande passione, il teatro. L’Alcazar, il famoso teatro francese dove sono passati i grandi, diventa una metafora con lo spettacolo sul trasformismo, che in Italia in quegli anni ha dato grande prova di sé. E’ la fretta del vivere, di potersi cambiare camaleonticamente in tanti personaggi e insieme di restare se stessi nel fondo dell’anima, ma è anche il racconto di una passione più grande, quella dell’amore per un uomo per cui la protagonista, Silvana Landi, è disponibile a lasciare tutto, perfino il teatro.




La recensione integrale su Saltinaria.it

venerdì 3 gennaio 2014

L'Europa riparte dalle origini

Con l'aperura dell'anno del Mediterraneo e il semestre di Presidenza europea da parte della Grecia, l'Europa non deve perdere l'occasione di ripensare alla propria origine.

E' in uscita per Albeggi Edizioni "Greco Eroe d'Europa" di Francesco De Palo